Il mese di agosto è iniziato parlando di natura a San Salvatore, Capo di Ponte. Una natura dalla quale c’è solo da imparare, quella raccontata dallo scrittore e chimico Giorgio Volpi in occasione dell’ultimo incontro di LabOratorium 2024. In una navata gremita nonostante il recente maltempo, abbiamo partecipato all’evento. Cogliendo l’occasione per intervistare Volpi sul tema del libro presentato: “La natura lo fa meglio (e prima)”.

Un lungo monologo quello di Volpi, degno della formula dei TED talk. Davanti all’altare, di fronte ad una platea variegata e attenta, lo scrittore snocciola i temi della sua opera prima. Appoggiandosi alla colonna, muovendosi con passo felpato e sicuro nello spazio tra l’altare e i banchi, Volpi intrattiene il pubblico con aneddoti su come la natura sia sempre arrivata prima (e meglio) dell’uomo in ogni tipologia di innovazione. Non solo scientifica. Un primato da cui non ci resta che trarre proficuamente spunto perché “Le cose incredibili sono sotto i nostri occhi. E se noi salvaguardiamo la natura, salvaguardiamo il futuro.”

Giorgio Volpi è chimico di formazione, Tecnico scientifico presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino. Esperto di fluorescenza e musicista nel tempo libero, la sua dedizione verso la scrittura l’ha portato a collaborare con Scuola Holden, mentre la passione naturalistica l’ha spronato a prendere una seconda Laurea, in Scienze Naturali. “La natura lo fa meglio (e prima)”, uscito a maggio di quest’anno per la collana “Il mondo di oggi”, editrice Aboca, è il suo primo libro. Volpi sta però già lavorando a una seconda opera, che sarà dedicata alla lettura del paesaggio.

Breve estratto dalla nostra intervista a Giorgio Volpi

Il tema della natura è stato centrale per tutta LabOratorium, l’Officina culturale di San Salvatore, progetto di Fondazione Camunitas. Sotto la direzione artistica di Vittorio Pedrali, quest’edizione ha seguito il tema “Richiami dalla Terra”, svolgendosi dal 4 luglio al primo agosto, appunto. E mettendo in risalto la meravigliosa cornice del Monastero di San Salvatore.

Di San Salvatore e dei progetti in atto al fine di valorizzarne le peculiarità parliamo con Massimo Ghetti, Consigliere di Camunitas. In attesa che l’evento cominci, Ghetti ci aggiorna sullo stato dell’arte quanto a candidature e bandi in essere. Un approfondimento verrà raccontato con maggiore spazio in VocePRESENTE del 9 agosto.

Breve estratto dalla nostra intervista a Massimo Ghetti
Massimo Ghetti, Consigliere di Fondazione Camunitas

Ma torniamo al testo. Suddiviso in 11 capitoli, ognuno dedicato a un materiale, il libro di Volpi snocciola più aneddoti e altrettante motivazioni per le quali è giusto e importante studiare la natura. Una grande maestra quando si tratta di trovare le risposte ai problemi del quotidiano, fornendo le indicazioni per scoperte d’impatto anche mondiale.

Un esempio su tutti, dal quale Volpi sceglie d’inaugurare la conversazione: la lente di Galileo. Quel “banale” pezzo di vetro portò con sé una vera e propria rivoluzione. Permise di ampliare i nostri orizzonti cognitivi, osservando il vasto cielo. Diede seguito ad indagini sul piccolo e piccolissimo, cambiando profondamente la nostra percezione del mondo. E ci fece scoprire che l’occhio umano può essere superato nelle sue capacità con l’ausilio di strumenti abbastanza semplici.

Eppure, la natura le lenti le sapeva già fare. Molto prima del Seicento e anche molto meglio. È stato infatti scoperto che i trilobiti, i primi esseri viventi ad osservare il mondo, ben 200 milioni di anni fa avevano sviluppato occhi con lenti in calcite. Un materiale dalle prestazioni decisamente superiori a quelle del vetro.

Ma, come sottolinea Volpi, bisogna stare attenti a non incappare nell’errore del vedere la natura come entità “buona”. Un errore che si è forse fatto in parallelo alla logica dell’ambientalismo anni Ottanta, quando salvare le specie in via d’estinzione veniva proposto sulla base dell’empatia. Con il rischio poi che non si provassero emozioni per animali e vegetali oggettivamente meno appetibili alle strategie del marketing emotivo. Oggi ci è chiesto invece di coltivare un approccio ponderato e obiettivo.

Giorgio Volpi

La natura stessa infatti segue logiche che talvolta possono apparire raccapriccianti. Volpi cita il caso delle formiche kamikaze, la cui strategia esplosiva ricorda molto lo sgancio di una sponge bomb, tipo di ordigno attualmente in uso da Israele per sigillare – con schiuma rilasciata all’esplosione – i tunnel di Gaza. La natura, quindi è sempre arrivata prima delle cosiddette “invenzioni” umane – a prescindere dalla bontà delle stesse – sulla base delle quali la nostra specie misura il proprio progresso.

La serata, come il libro, si articola su casi ed esempi concreti. Talvolta tanto folli da catturare inesorabilmente l’attenzione del lettore-ascoltatore, senza bisogno di particolari colpi di teatro. Basta la voce di Volpi e l’entusiasmo che questa trasmette. Ricorda un po’ quello del bambino di fronte alla prima dinamo che s’accende pedalando. Un’emozione che rimanda alla storia di Hennig Brand, alchimista tedesco del Seicento che, distillando la propria urina, scoprì il fosforo. Diventando così il primo essere umano a produrre una sostanza capace di fare luce.

“Di scienziati matti, ossessionati, ne è piena la storia.” Dice Volpi mentre passeggia tra altare e platea. Sopra le teste di tutti i presenti, un paio di pipistrelli intanto danzano in volo una ridda tra le volte di San Salvatore. Sembrano essere qui apposta, anche loro attratti dalla loquacità di un uomo di Scienza che ha capito l’importanza di restare umile di fronte alla natura, sua Maestra. “Forse dovremmo ripartire da zero. Invece d’inquinare con le industrie che estraggono sostanze chimiche. Forse dovremmo andare a vedere come fa la natura.”

Ma alla base della nostra evidente difficoltà c’è uno dei problemi chiave della Scienza moderna: l’iperspecializzazione di ogni branca del sapere. Quel non parlarsi, o parlarsi troppo poco, degli addetti ai lavori, ognuno con la testa unicamente nella propria disciplina. Ma, si sa. Le scoperte o avvengono per caso, talvolta anche per errore, o per l’ostinazione di procedere per tentativi. Nel più proficuo dei casi, possono avvenire perché si rompono, umilmente le barriere. E impariamo, anche semplicemente, a parlare: tra di noi e le rispettive torri d’avorio. E con la natura, che continua a dimostrarci di arrivarci prima. E di arrivarci meglio, in maniera ecosostenibile.

Le interviste complete a Giorgio Volpi e Massimo Ghetti (con l’affondo su San Salvatore) si potranno ascoltare durante la puntata di VocePRESENTE in onda venerdì 9 agosto alle ore 10:10 di mattina. La puntata verrà poi caricata sul sito della radio sulla pagina apposita.

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