La Vallecamonica ha intrapreso il percorso verso la redazione del nuovo Piano di Zona relativo al welfare locale, che sarà valido dal 2025 al 2027. Il Piano di Zona è un documento strategico con cui si indicano gli interventi socio-sanitari da attuare sul territorio nel corso dei tre anni: è, in poche parole, il principale documento di programmazione territoriale con cui si raggruppano le visioni, strategie ed attività messe e da mettere in campo da tutta la comunità.
Nel mese di ottobre il percorso ha preso il via con un incontro voluto dall’Asst di Vallecamonica, dall’Azienda Territoriale per i Servizi alla Persona e da altre realtà socio-sanitarie camune. Condotto da Paolo Erba, Presidente dell’Assemblea dei Sindaci, ed alla presenza di Mirco Pendoli, Assessore alle Politiche Sociali della Comunità Montana, l’incontro è servito innanzitutto a ribadire la visione di fondo del Piano, ovvero intendere il welfare come “infrastruttura che rende un territorio competitivo e come esito della collaborazione tra pubblico e privato”: in questa direzione si muove l’obiettivo di trasformare il documento in uno strumento di governance partecipata, tramite cui apportare determinate innovazioni che poi abbiano degli effetti su tutto il territorio.
A questo proposito, si è parlato dell’inclusione dei Leps (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali), della focalizzazione per quattro aree tematiche (ovvero Abitare, Lavoro, Mobilità e Giovani) e dell’istituzione di quattro coordinatori dei laboratori di governance.
Dopo aver nominato e formato i coordinati dei laboratori stesso, i prossimi passi consistono, già dalla prossima settimana, nelle riunioni di lavoro dei laboratori, a cui seguirà entro dicembre la consegna della bozza del Piano ed entro fine anno la consegna del documento definitivo.
“Per la Vallecamonica”, dicono dall’Atsp, “è un lavoro importante, che parte dal presupposto di come il welfare comunitario sia un modello per far prosperare e rendere sostenibile il welfare locale, rendendo il territorio competitivo. Il welfare è visto come un bene comune, frutto dell’impegno complementare di pubblico e privato, individuo e istituzione, nella realizzazione del benessere dell’intera comunità. La vera sfida culturale è rappresentata ora dal passare da una tendenza operativa già nella fase di stesura, ad un approccio dei laboratori e dei loro esiti prettamente strategico”.