Libera, creativa, mai gregaria. Questo il ritratto di Assunta Calvino, pastora legata a Sellero scomparsa lo scorso 21 settembre e protagonista dell’incontro a lei dedicato domenica 22 dicembre alla Casa del Parco di Cevo. Un momento informale pensato per salutarla e ritrovarsi, condividendo filmati, immagini e storie. Presenti i parenti e una rappresentanza dell’Amministrazione di Sellero.
Il ritratto, tracciato in modo partecipato e collettivo della Calvino ne restituisce l’intelligenza e l’acutezza, oltre che la grande capacità di coinvolgere le persone. Mentre si ricorda Assunta, fuori si mette a nevicare. L’atmosfera, da subito intima, diventa un vero momento comunitario. S’introduce anche un piccolo rituale: il passaggio del bastone donato dalla pastora ad una delle partecipanti.
“Una vitaccia, non riesco a capire come facevo”, nei video Assunta rivive gli aneddoti dei lunghi anni trascorsi con il gregge tra le montagne della Valle Camonica e la pianura del Cremonese.
Non si sentiva vecchia: il pascolo la faceva ringiovanire. Sempre attenta anche all’aspetto, elegante a modo suo con gli orecchini perennemente infilati nei lobi e le unghie laccate. Spavalda e forte: la chiamavano perché aveva la macchina e lei ci caricava sopra di tutto. Su quella 127 era riuscita persino a farci stare due vitelle.
Una vita di forte impegno ma fortemente libera. Senza cartellini da timbrare né le sicurezze date dagli orari d’ufficio. Un modus vivendi che i pastori testimoniano di non volere scambiare per nulla al mondo con un impiego statico e prefissato.
Infatti, provò a fare la domestica e l’esperienza durò 8 giorni. Non faceva per lei. Dominante e autoironica, ma anche riconoscente verso gli altri pastori che quando era giovane le avevano regalato qualche pecora, affinché potesse iniziare a gestire la propria famiglia.
A poco a poco il ritratto di questa donna recentemente scomparsa s’intreccia alle testimonianze dei presenti. I video assumono la sostanza della parola condivisa al momento, in un miscuglio di dialetti diversi, dal camuno al cremonese.
Emergono aneddoti di unità di misura diverse dalle nostre, a cominciare dalla tasca del grembiule, in alcuni casi usata per restituire l’idea della grandezza di un’automobile. Per finire con l’antico impiego di codici sonori riprodotti dai pastori con i corni da un versante all’altro delle montagne.
Storie di emancipazione femminile in un mestiere che la tradizione voleva fortemente patriarcale, come emerge dal pluripremiato film-documentario “IN QUESTO MONDO”, per il quale la regista Anna Kauber aveva selezionato 21 storie su un centinaio di donne tra i 20 e i 102 anni. Voci e scenari da tutta Italia, raccolti in un intenso viaggio di due anni lungo 17.000 chilometri.
La stessa Kauber si è profondamente commossa. Oltre che regista è architetta, paesaggista e scrittrice impegnata. Aveva conosciuto la pastora nel Cremonese, trascorrendo poi con lei tre giorni di fila a Sellero per entrare in punta di piedi nella sua quotidianità e restituirla in modo realistico ma non privo di poesia sugli schermi.
“In questo viaggio di due anni ho conosciuto una tessera della grande pastorizia italiana: l’aristocrazia pastorale. Figure di donne e uomini importanti per la nostra cultura, portatori di valori e densità di patrimonio umano”, ricorda Kauber.
Nell’esperienza della Kauber, il rapporto delle donne pastore con la libertà appare quale fondativo. Soprattutto per le più giovani, che quando scelgono questo mestiere lo fanno in modo consapevole, nella direzione di una maggiore autonomia anche in senso sociale.
“E in nome della libertà”, prosegue Kauber. “La cosa è estremamente rivoluzionaria, perché ribalta il paradigma cittadino della cultura mainstream per il quale libertà è tempo libero. Il pastore non ha tempo libero. Evidentemente prendersi cura, vivere di animali e viverne in contesti naturali contiene uno spazio di libertà incredibile. Per noi cittadini spesso incomprensibile, eppure vero.”
L’incontro è stato anche l’occasione per mostrare in anteprima alcuni filmati inediti, sempre incentrati sulla figura femminile. Il film documentario è stato visto e studiato in India, Svezia, Francia, Polonia, Stati Uniti. Ovunque la proiezione si sposti, tende ad evocare reazioni simili, perché la pastorizia fa parte dell’umanità. Ed è proprio con le parole della pastora Assunta che il film si chiude: “Anche i pastori hanno un cuore. Chi ha la nonna possiede un tesoro”.