L’intelligenza artificiale continua a stupire. A mano a mano che lo spettro d’applicazione di questa tecnologia si amplia, crescono anche gli interrogativi sulle conseguenze del suo utilizzo. Non da ultimo, in ambito musicale.
Recentemente, l’esperto di AI Jan Nava ha pubblicato su Spotify, una delle principali piattaforme di ascolto di musica e podcast, il disco “The Accountant”, realizzato grazie all’ausilio di Suno, software di intelligenza artificiale per la creazione di brani musicali.
Avevamo già avuto modo di confrontarci con Nava sull’avvento di questi nuovi strumenti lo scorso ottobre, in occasione di una serata informativa organizzata preso Casa Panzerini a Cedegolo (ne abbiamo parlato qui e qui). E sul tema dell’intelligenza artificiale Nava, che per Suno è University Growth Manager per l’Italia, è decisamente attivo.
In seguito all’uscita dell’album, abbiamo deciso di tornare quindi sull’argomento intervistando l’autore. Un modo per approfondire anche cosa sia oggi l’arte e interrogarsi su come valutare la creatività di un artista.
Partiamo dal disco, che potremmo fare rientrare nel genere metal, anche se denota molte influenze diverse, tra cui lo swing e la musica degli anni Venti. “The Accountant” –in italiano “il contabile” – è un album di 12 tracce ed è uscito, coincidenza ha voluto, il 12 del 12 del 2024.
L’autore è Randy Adams, nome d’arte scelto da Jan Nava. L’idea di produrre un disco in cui fondere tantissimi generi e strumenti viene da molto lontano: da oltre vent’anni, infatti, era rimasta praticamente chiusa in un cassetto, vista anche la complessità della scelta stilistica.
C’era la volontà di realizzare il disco con un gruppo – di persone fisiche – mai concretizzatasi per varie cause. Tra cui i mille impegni dei musicisti e la difficoltà di trovarsi tutti per prove e registrazioni.
Ora che il disco è uscito e si può ascoltare, prendono forma gli interrogativi sulla sua gestazione, replicabile in contesti e generi diversi. “L’intelligenza artificiale è per sua natura una fortissima provocazione nei confronti dell’uomo” commenta Nava.
Il percorso dell’intelligenza artificiale ha stupito tutti negli ultimi due anni per via delle sua svariate e stravolgenti applicazioni. Nel campo della musica è arrivata circa un anno dopo.
“C’è stata una crescita veramente folle che non si riuscirà ad arrestare. Si spingeranno sempre di più i limiti di questi programmi, che puntano a simulare le connessioni neurali dell’uomo e quindi il nostro modo di ragionare.”
Questo disco rappresenta quindi essenzialmente due cose: la realizzazione di un sogno – che diversamente non sarebbe stato possibile mettere a terra – e una provocazione.
Nava, che vive a Rogno, non vanta competenze musicali specifiche, tranne quelle date dall’essere un buon ascoltatore. Cosa che gli ha permesso di fare il dj per qualche anno in alcune rockteche della bergamasca, sua terra d’origine.
Per il disco ha utilizzato il software per generare i suoni funzionali alla realizzazione del concept del quale è autore. A quel punto li ha assemblati senza pre/post-produzione.
Al di là di quella che può essere la resa finale di progetti realizzati seguendo questi step, la domanda sorge spontanea: l’intelligenza artificiale può costituire una minaccia per la musica?
“Questa è una domanda scottante. La musica, così come altri aspetti artistici, parte da dentro; anche se il business ci propone dei modelli preconfezionati”, continua Nava, puntando l’attenzione su come negli anni le etichette abbiano osato sempre meno in termini di creatività.
Fino ad arrivare a prodotti mainstream che possono essere visti come “discutibili”. Da qui la necessità d’interrogarsi anche su quale tipo di musica abitualmente già ascoltiamo.
“I suoni e le sonorità che escono da una canzone oggi sembrano essere progettati a tavolino per cercare di fare successo”, argomenta Nava. Mancherebbe già di suo quindi la fase della sperimentazione.
A questo si aggiunge il fatto che la durata dei pezzi è diminuita anche per far fronte al notevole abbassamento della soglia di attenzione (circa il 7% in 5 anni). “In funzione anche della proposta musicale attuale io vedo l’intelligenza artificiale come un’opportunità.”
Oltre al dibattito sulla natura della creatività, il tema dell’AI declinato in ambito musicale tocca anche la perniciosa questione della proprietà intellettuale e degli annessi diritti a tutela.
Un tema in continua evoluzione di cui si stanno saggiando i confini proprio a causa della crescita esponenziale di questi strumenti. Mentre la materia giuridica, così come altri ambiti della nostra vita, fatica a stare al passo.
Il pericolo comunque sussiste e secondo Nava va letto nella nuova soglia creata dall’AI. “Se sei sotto la soglia di ciò che può fare una macchina, probabilmente il tuo prodotto è discutibile. Se invece sei sopra, sei inteso come un artista reale. Colui che riesce a superare i limiti parlando di politica, società ed è soprattutto capace di scire di dagli schermi.”
E sì, anche un disco realizzato con l’ausilio dell’intelligenza artificiale può avere un’anima:
La conversazione ci riporta quindi al punto di partenza di ogni discorso di questa natura: che cos’è un artista? Si deve occupare solo dell’idea, oppure anche del suo sviluppo concreto? Quanto deve saper essere anche artigiano del materiale cui dà forma o di cui si avvale?
Come sottolinea Nava in chiusura alla nostra chiacchierata: “è una domanda vecchia come il mondo. Oggi la parte pratica può essere sostituita da una macchina. Il tema del creare invece è insito nell’uomo. E per me è l’idea che conta.”