In attesa dell’interrogatorio di garanzia – fissato per venerdì 31 gennaio – del legale rappresentante e del procuratore speciale della società che gestisce l’impianto di risalita della Val Palot, emergono ulteriori dettagli sulle indagini sulla morte del 67enne pisognese Angelo Frassi, che hanno condotto i due, moglie e marito, agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio colposo aggravato dall’aver violato le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
I fatti, come noto, risalgono al sabato dopo Natale, giorno in cui il pensionato perse la vita mentre era al lavoro sulla sciovia. Emerge in particolare che, oltre all’autopsia, che avrebbe rilevato un trauma toracico anomalo, di fondamentale importanza per le indagini siano state le testimonianze di alcuni sciatori che il 28 dicembre erano sullo skilift Duadello della Val Palot.
Secondo gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Brescia, gli sciatori presenti, interpellati come testimoni oculari, avrebbero dichiarato di avere assistito alla caduta di Frassi dal pilone dello skilift, sul quale si era arrampicato per liberare uno dei seggiolini, rimasto incastrato.
Qui entra in scena un dipendente della società, che risulta ora indagato a piede libero per favoreggiamento e falsa testimonianza. Si tratta della persona che ha trovato il corpo senza vita del collega e che l’ha spostato più a valle per non farlo così trovare sotto al pilone sul quale sarebbe salito senza indossare le protezioni necessarie e senza avere la formazione adeguata per eseguire l’intervento, posizionandolo nei pressi della cabina di comando, la sua postazione di lavoro, dove ogni giorno controllava l’arrivo dello skilift. Una messinscena al fine di camuffare l’infortunio sul lavoro e farlo sembrare un malore.
In attesa che i gestori dell’impianto rispondano alle domande del gip, la procura è pronta a disporre una serie di accertamenti per valutare lo stato di manutenzione e di sicurezza dell’impianto. Il pilone su cui Frassi si era arrampicato sarebbe infatti stato sprovvisto delle gabbie di sicurezza. Piste ancora non accessibili, nè per allenamenti nè per le gare degli sci club.