La criminologa Roberta Bruzzone è stata accolta da tantissime persone (prevalentemente donne e ragazze) giovedì sera per l’evento “L’identikit della violenza di genere” promosso dal Comune di Breno e dall’associazione Dieci di Erika Patti. Un evento sold out al Cinema Teatro Giardino al quale molti, dopo una lunga coda che arrivava fino in strada, non hanno potuto prendere parte. Segno che l’argomento era di grande interesse e che l’ospite di fama nazionale, che spesso vediamo in tv ad analizzare e commentare i casi di cronaca nera che accadono nel nostro Paese, fosse particolarmente attesa e gradita.

Prima dell’arrivo sul palco di Bruzzone l’assessora alla Cultura del Comune di Breno Lucia Botticchio, presentata dalla conduttrice Chiara Giacomelli, ha introdotto la serata dichiarando che l’iniziativa, nel periodo delle feste patronali di San Valentino, aveva l’intento di fare da spartiacque tra l’amore celebrato il 14 febbraio e ciò che amore non è. Il dovere delle istituzioni è anche quello di creare dei momenti di riflessione e confronto, ha detto Botticchio, ribadendo che le donne non devono avere paura a denunciare. Successivamente ha preso la parola Erika Patti – che nel 2013 a Ono San Pietro ha perso i suoi figli Davide e Andrea, uccisi dal suo ex marito che aveva denunciato dieci volte – sottolineando quanto l’associazione Dieci con i suoi numerosi volontari stia facendo per le nuove generazioni, per un cambiamento culturale che parta dai più giovani.

Roberta Bruzzone – Criminologa investigativa e Psicologa forense – ha introdotto il suo intervento sull’identikit della violenza di genere parlando della metabolizzazione, sin da piccoli, anche attraverso il gioco stereotipato (bambole per le bambine e pallone per i maschietti, per fare solo un esempio) della società patriarcale. Secondo la criminologa è da qui che parte la discriminazione di genere, che, se enfatizzata in determinate dinamiche familiari e di coppia, dà luogo alla volontà dell’uomo “narciso” di dominare la donna e renderla “vittima” di un meccanismo di violenza che, prima ancora che fisico, può essere subdolamente psicologico. Bruzzone ha descritto gli scenari che possono portare a una marcata dipendenza affettiva, paragonabile a un’intossicazione che la “vittima” subisce fino a non poterne fare a meno, pur sapendo di stare male.  

C’è poi un altro aspetto che crea quella discrepanza che fa sì che la “vittima” dipenda totalmente dal suo “manipolatore”, ovvero la dipendenza economica. Fare attenzione a tutti questi dettagli, sin dalle prime esperienze amorose – perché tanta casistica, ha detto la criminologa, si sta sviluppando nei giovanissimi – permette di riconoscere relazioni malate.

Roberta Bruzzone ha sottolineato inoltre, qualora si decida di arrivare a denunciare, l’importanza di una denuncia fatta in un certo modo, rivolgendosi alle associazioni e alle forze di polizia competenti. Il 60% delle donne uccise aveva denunciato il suo aguzzino, ha evidenziato la criminologa: segno che qualcosa non è stato gestito nel modo corretto.

Con questo evento, che si è concluso con uno spazio alle domande del pubblico, l’associazione Dieci prosegue nella sua azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla violenza familiare ed extrafamiliare al fine di prevenire tali fenomeni, puntando ad un vero e proprio cambiamento culturale.

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