C’è cultura qui dentro. Ma non quella cultura aulica e arida che spesso e volentieri si respira nelle nostre scuole, c’è una cultura semplice e intelligente che si ottiene dalla curiosità, dalla voglia di imparare dai veri maestri e dal volere sempre approfondire gli argomenti e gli avvenimenti.
Probabilmente vivere in un paesino di duecento anime ti permette di prenderla in modo più riflessivo, di filtrare meglio quello che ti arriva dai media e di capire quelle che sono le cose migliori senza condizionamenti di sorta.
Diego è così, basta anche solo fare quattro chiacchiere con lui per rendersene conto. Un pozzo di sapienza e di amore per l’arte e per la bellezza in musica.
I suoi testi raccontano di una persona dalla grande maturità, che non si ferma alle apparenze, ma che scava nel profondo dell’anima, e questo colpisce molto, vista la sua assai giovane età.
C’è spessore in Diego, sia che ti parli di amici che non ci sono più, come in “Ti rivedrò tornare”, sia che renda omaggio ai grandi Cantautori (rigorosamente la “C” maiuscola!) come il Fabrizio De Andrè di “Genova o il Francesco De Gregori di “Giorno di pioggia”, oppure che parli di grandi tragedie che hanno segnato la nostra storia recente. “Un sasso in un bicchiere” ci racconta di come la storia d’Italia sia spesso costellata di disgrazie che troppo spesso vengono classificate come “imprevedibili” piuttosto che verificarne le responsabilità.
Qualcuno lo definisce “rap”, in realtà è molto di più. Diego ha uno stile anche cantautorale, ma con estrema originalità e con melodie che si insinuano nell’orecchio in modo assai piacevole.
Di un talento così ci si può fidare.