Il Consiglio direttivo Ipasvi (Infermieri Professionali Assistenti Sanitari Vigilatrici d’Infanzia) Brescia replica alle polemiche scaturite dal video pubblicato dagli studenti di Esine per promuovere il Corso di laurea in Infermieristica dell’Università di Brescia con sede a Esine.
“Il Consiglio Direttivo del Collegio Infermieri di Brescia ha preso in esame gli articoli comparsi sulla pagina ufficiale Facebook di Nurse Times e le numerose prese di posizione che ne sono scaturite, a favore e contro.
Il video non è mai stato pubblicato sul sito istituzionale del Collegio Ipasvi, ma esclusivamente su Facebook, social media sul quale oggi leggiamo da un lato le cattiverie gratuite tipiche dei social, la ricerca del capro espiatorio e le tante errate interpretazioni dei messaggi del video, dall’altro i numerosi, seppur timidi, tentativi di sdrammatizzare, argomentare e attribuire l’originale senso ironico dello stesso”.
Prosegue la nota di Ipasvi: “Non abbiamo mai pensato, neppure per un minuto, che l’intento degli studenti ideatori e attori del video fosse quello di offendere i futuri colleghi con immagini “demansionanti”. Sono giovani che già a 19 anni, quando iniziano il loro percorso universitario, vengono a stretto contatto con il dolore e la morte: hanno quindi scelto di sdrammatizzare le proprie esperienze raccontandole con la leggerezza e gli strumenti tipici della loro età. Possiamo non condividere alcune frasi o immagini che possono far pensare a tempi passati, ma ne comprendiamo il significato in questa ottica positiva”.
“In un’età in cui la maggior parte dei loro coetanei viene contestata per nichilismo e superficialità questi studenti si confrontano con le miserie della malattia e del corpo umano” – fa notare il Consiglio Direttivo – “Non intendevano fare umorismo greve sui pazienti ma, ribadiamo, solo sdrammatizzare l’esperienza della sofferenza, un carico molto grande per persone di quell’età. Vogliamo davvero continuare a sottoporli al supplizio della gogna mediatica per questo motivo? Siamo sinceramente dispiaciuti se alcune immagini hanno offeso dei professionisti ma ci chiediamo: mali della nostra professione, che si sono sclerotizzati nel corso degli anni, sono davvero da imputare a un gruppo di studenti?”