Sono nove i siti contaminati a rischio e tredici le aree industriali dismesse in Vallecamonica e sul Sebino.
Proprio per queste nei mesi scorsi il Bim e la Comunità Montana hanno aperto un tavolo, che coinvolge l’Associazione Industriale Bresciana, alcuni ordini professionali ed associazioni, l’Ats, l’Università e la Regione.
Il primo obiettivo è quello di realizzare, tramite dei professionisti tecnici, una mappatura dei siti, primo passo per capire come eventualmente intervenire per la loro bonifica e riconversione: un lavoro che, per ora, non prevede azioni successive immediate, ma che servirà innanzitutto a fare chiarezza su una situazione di cui si è a conoscenza da tempo e per cui ancora si è fatto poco.
In particolare, le aree interessante sono l’ex Nuova Sider Camuna a Bienno, l’ex ferrovia di Ceto, la centrale Enel dismessa ad Isola di Cevo, la Terni, la Cerestar e l’acciaieria di Darfo, la ex Ols di Pisogne (la più vasta con 105mila metri quadrati), la Fucinati di Sellero e l’area in via 25 Aprile ad Artogne (la più piccola, con 10mila metri quadrati). Il tavolo si aggiornerà ogni sei mesi sul lavoro di mappatura in corso.