Di fronte alla decisione di non chiudere le fabbriche, i sindacati hanno chiesto alle aziende e agli imprenditori provvedimenti di riduzione o sospensione delle attività non essenziali.

I casi di contagio da Covid-19, stando a stretto contatto sul luogo di lavoro, potrebbero infatti moltiplicarsi e gli operai non ci stanno a divenire, come loro stessi si sono definiti “carne da macello”.

In una nota del 12 marzo, il giorno dopo la firma del decreto di chiusura di negozi e bar, la FIOM CGIL Vallecamonica Sebino, che sta seguendo l’evolversi della situazione, ha ribadito la necessità di ridurre l’attività lavorativa manifatturiera e dei servizi non essenziali.

“Continua l’attività della FIOM nelle aziende del comprensorio volta a sospendere o ridurre l’attività in modo da garantire salute e sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro” scrivono i sindacati aggiungendo: “Possiamo riscontrare che: Lucchini, Iseo Serrature, Riva Acciaio, Gefran, Forge Mamé, Albert, Omg e Novarossi, hanno preso la decisione di ridurre il livello produttivo al minimo indispensabile. Altre come Smts, Trafilix, Tre Valli, Tesmec starebbero valutando” scrivono i sindacati nella nota.

Comunicato del 12 Marzo 2020

Pubblicato da Fiom Cgil Valcamonica Sebino su Giovedì 12 marzo 2020

Anche in Tenaris e alla Metalcam i sindacati hanno incontrato le aziende.

I sindacati delle tute blu a livello nazionale hanno chiesto uno stop concordato fino al 22 marzo per sanificare le fabbriche, metterle in sicurezza e riorganizzare il lavoro.

Intanto il premier Giuseppe Conte ha convocato in video conferenza sindacati e industriali. Quel che si rischia chiudendo il sistema industriale italiano è, nel breve termine, di non poter garantire gli approvvigionamenti necessari per le famiglie italiane.

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