Nella relazione lunga 75 pagine e redatta dal medico legale a cui è toccato stabile le cause della morte di Laura Ziliani, si fa riferimento anche ad un interrogatorio a cui prese parte, il 12 giugno scorso, il compagno dell’ex vigilessa di Temù, il cui corpo fu ritrovato vicino al fiume Oglio tre mesi dopo la scomparsa della donna.

Nell’interrogatorio, il compagno di Ziliani ricorda un episodio che secondo gli inquirenti rappresenta una sorta di “prova generale” del suo omicidio, messa in atto dalle due figlie della donna e dal compagno della maggiore (ora in carcere con l’accusa di omicidio e di occultamento di cadavere). L’uomo, infatti, rivela che la donna, le due figlie e Mirto Milani il 16 aprile avevano cenato insieme.

L’uomo rimase sorpreso dal fatto che la compagna non l’avesse chiamato, come avveniva tutte le sere, e che non avesse risposto al suo messaggio. Una risposta che arrivò solo il giorno dopo, quando Ziliani gli scrisse di aver dormito fino a dopo mezzogiorno.

Il compagno di Laura ricorda anche che, una volta sentita al telefono, la donna ha continuato a lamentarsi di sentirsi poco bene e di non ricordare di essere sprofondata nel sonno sul divano la sera prima, né che le figlie l’avevano portata di peso a letto. Una condizione di stanchezza che sembra essersi portata dietro per tutto quel fine settimana.

Solo lunedì, Laura Ziliani ed il suo compagno si sono incontrati: la donna non seguì il consiglio di effettuare una visita specialistica, affermando di stare meglio. Un episodio che assume contorni più inquietanti dopo la relazione del medico legale, secondo cui Ziliani è stata soffocata “sotto l’effetto di benzodiazepine”.

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