Martedì 27 febbraio, presso la sede Unimont a Edolo si è tenuto il convegno “Consumi o scegli? Il potere della sostenibilità per cambiare l’economia”. Un incontro dedicato al potere decisionale dei consumatori e alle dinamiche economiche alla base delle filiere alimentari. L’iniziativa era organizzata in collaborazione con l’Associazione Tapioca, Biodistretto di Valle Camonica, Gruppi Acquisto Solidale Valle Camonica Darfo e Biogas Malegno-Cividate.
Abbiamo colto l’occasione per intervistare Alessandro Franceschini (relatore dell’incontro, nonché Presidente di Altromercato, Commercio Equo e Solidale) e Alberto Tamburini (Professore dell’Università degli Studi di Milano, DISAA). In particolare, c’interessava provare a capire come si può passare dall’essere dei semplici consumatori al diventare dei “consumattivisti”.
Soprattutto in un mondo in cui il consumatore si scopre – se ha gli strumenti per uscire dalla propria bolla – sempre più solo. Solo in quanto solitario negli acquisti, nel cliccare su un e-commerce per portare a termine l’ordine e svuotare il carrello. Assenza di interazione, di relazione. Di tutte quelle dinamiche sociali che un tempo costituivano una delle colonne portanti del commercio. Una tendenza che chi si occupa di acquisto responsabile osserva con preoccupazione.
Nelle valli poi magari le cose cambiano. Ai nostri microfoni, poco prima dell’inizio del convegno, il Presidente di Altromercato ha sottolineato come in provincia ci sia già una rete utile. Associazioni di volontariato, gruppi di acquisto, persone che nel corso degli anni e delle geografie hanno consolidato una maglia sociale. Ed è proprio l’esperienza data da questa maglia a rappresentare un certo vantaggio per i consumatori di questi territori. In un certo senso, è un elemento che fa parte dell’antidoto.
Poi ovvio, c’è tutto un lavoro da fare. Di consumo responsabile, filiere, diritti e scelte del consumatore in Italia si parla dagli anni Ottanta. Nel frattempo, però il mercato è cambiato, è evoluto. E non per forza in meglio. Negli ultimi decenni sono subentrati due grandi attori: la finanza e la grande distribuzione. Riprendendo quanto indicato da Franceschini, la prima influenza pesantemente il prezzo di ciò che arriva sulle nostre tavole. La seconda – tra le altre cose – decide se collocare i prodotti su scaffali più o meno accessibili all’acquirente. Fare la spesa è diventato davvero un gesto con a monte un quesito importante: consumi, o scegli?
Ma non ci sono solo i consumatori. Anche i produttori giocano un ruolo importante in questa storia. Ruolo sempre più marginale: “hanno meno voce rispetto a un tempo” spiega Franceschini. Quello a cui assistiamo è invece un panorama in cui molte imprese – che dai produttori acquistano per trasformare e portare sul mercato – si sono fatte più scaltre. Green washing, social washing, pink washing, rainbow washing, persino sport washing. Tutti si danno un gran da fare nell’affermare la propria reputazione e nel sostenerla nel corso del tempo. E nel lavare, all’occorrenza, la propria immagine. “Ci sono molti modi di fare washing” continua Franceschini.
Allo stesso tempo, i giovani sono sempre più legati ai brand. Forse ripongono più fiducia nei marchi e in ciò che rappresentano, piuttosto che nella politica o nelle istituzioni. Si fidano e affidano alle marche che danno garanzie. E in fin dei conti, questo può rappresentare anche un vantaggio per chi desidera ribaltare le regole del gioco. Significa infatti che il consumatore può esercitare un potere, può chiedere alle aziende di rispettare quanto hanno promesso.
I casi più eclatanti in cui i brand non hanno rispettato quanto dichiarato sono sulla bocca di tutti. Ma ci sono anche esempi in cui le aziende hanno preso seriamente la questione della sostenibilità. Realtà che hanno compreso l’importanza di fare uscire il tema dell’essere sostenibili dai meri Uffici Marketing per farlo approdare nei Consigli d’Amministrazione.
Vale quindi la pena chiedersi cosa sia davvero la sostenibilità. Una di quelle parole di cui spesso oggi si abusa e che tende a ridursi al solo aspetto ambientale. Mentre, per essere davvero sostenibile, un’azienda dovrebbe – sottolinea il relatore – puntare anche al dato economico. Alle condizioni di chi lavora, non solo all’adottare un sacrosanto packaging green.
Ecco, un consumattivista tutte queste cose le comprende. Le conosce, le valuta e prima ancora le riconosce. Ha adottato gli strumenti utili a smascherare le fake news e anche a comprendere quando il linguaggio dei brand è ambiguo, parziale oppure adotta distinguo non certificati, non dimostrabili. Del resto, quando si sa di avere un potere nell’acquisto, si diventa forse anche più consapevoli del potere delle parole che s’incontrano. Parole che è sano condividere, intessendo relazioni.
Le stesse relazioni che ci permettono di riflettere, uscendo dalla solitudine che rischia di renderci più facilmente manipolabili. Assumendoci le nostre responsabilità di consumatori che rinunciano all’essere passivi. E che s’interrogano, provando a cambiare le cose. Facendo ricorso a quelle che Franceschini definisce come le 3 A di un possibile rating di valutazione del buon consumatore, che deve essere Accorto, Accurato e Attivo.
Il convegno ha toccato molti altri temi, tra cui il ruolo dei giovani, la cultura al ribasso contrapposta a una visione sana del risparmio. Il peso degli influencer nelle scelte d’acquisto. Il pubblico (maturo) presente in sala e le 45 persone connesse da casa hanno avuto modo anche di chiedere consigli di lettura. Così come di sollevare qualche dubbio, ad esempio su ciò che può fare, nel concreto, chi non dispone di grandi mezzi economici. Noi chiudiamo questo focus sul mondo dei consumatori attivi – in valle e oltre – tornando all’inizio.
Riprendendo, cioè, le parole della Prof.ssa Anna Giorgi (Università degli Studi di Milano, polo Unimont), che facendo gli onori di casa ha ricordato: “Per essere sostenibili non si deve essere dei consumatori. Le due cose si elidono a vicenda.” Si tratta allora di diventare dei bravi gestori delle risorse che abbiamo a disposizione.
Nel corso della puntata di VocePRESENTE in onda il primo marzo dopo le ore 10 ascolteremo l’audio della nostra intervista ad Alessandro Franceschini e un piccolo affondo del Prof. Alberto Tamburini, dedicato all’allevamento in montagna. Il podcast della puntata verrà caricato, dopo la messa in onda, sul sito della trasmissione.