Si è conclusa sabato 16 novembre presso il Centro Congressi di Darfo Boario Terme la Coppa Campioni d’Europa di Bridge 2024. Gli organizzatori sono particolarmente soddisfatti della buona riuscita dell’evento che per la tre giorni ha coinvolto ben 130 sportivi che, uniti alle rispettive famiglie, hanno portato in Valle Camonica sulle 200 persone.
Le premiazioni si sono aperte con un doveroso minuto di silenzio in memoria di Hélène de Prittwitz Zaleski, compianta moglie dell’Ing. Romain Zaleski, scomparsa venerdì 15 novembre a Milano.
Era stato proprio Zaleski, capitano della squadra camuna Bridge Breno, ad impegnarsi affinché la 22esima edizione della Bridge European Champions Cup si disputasse in Valle Camonica e non in Svizzera, com’era inizialmente previsto. Questo il suo commento all’evento:
Al primo posto per la Open si sono classificati gli svizzeri del Bc De Lombard (campioni del mondo in carica). Mentre nella competizione al femminile si sono aggiudicate il podio le campionesse inglesi.
Silvano Feller, Presidente di Asd Bridge Breno: “Il bilancio è sicuramente positivo dal punto di vista organizzativo e ha ricevuto i complimenti da tutti i partecipanti. Secondo il Presidente della European Bridge League quest’organizzazione è stata la migliore di tutte quelle in precedenza organizzate in Italia da parte della Federazione.” Anche se il Breno non è arrivato sul podio (classificandosi nono), “dal punto di vista sportivo per l’Italia abbiamo un risultato positivo perché sono andate in finale due squadre italiane, nel maschile una di Palermo e nel femminile una di Torino.”
Dopo mesi d’intensa preparazione – i lavori sono iniziati a febbraio – gli organizzatori ora possono rilassarsi con la certezza che il torneo abbia rappresentato una competizione sportiva di altissimo livello. E con la speranza che i giocatori provenienti da ben 11 Paesi diversi abbiano apprezzato le bellezze della valle e tornino in futuro in qualità di turisti. L’organizzazione aveva infatti incluso dei tour appositamente organizzati.
La competizione ha smosso anche un buon numero di curiosi e appassionati di bridge, che hanno potuto acquisire dimestichezza con le strategie di un gioco tanto affascinante quanto complesso.
Soddisfatto anche Dario Colossi, Sindaco di Darfo B.T.: “Per la nostra città è stata un’occasione prestigiosa, unica nel suo genere perché ha portato a Darfo Boario Terme un evento internazionale. In questi giorni si respira un’aria diversa! Il nostro progetto turistico punta a queste manifestazioni che possono rendere internazionale non solo la città ma tutto il comprensorio.”
Marco Farisoglio, Presidente di Radio Voce Camuna, ricorda il legame del padre Angelo con questo sport: “Mio padre è stato il primo Presidente dell’Associazione Bridge Breno. Teneva moltissimo all’associazione, che era per Breno una cosa nuova da far scoprire sia ai brenesi che alla valle.”
Il bridge è infatti uno sport complesso, che si lega alla curiosità e al senso della scoperta. Come racconta Arrigo Franchi, giocatore professionista romano che gareggia con Bridge Breno: “Il bridge è un mondo nel mondo. Ci sono storie divertenti in mezzo, amori, diatribe, un po’ di veleno e tanta competizione. È sicuramente molto divertente e sempre stimolante, anche perché ti dà la possibilità di conoscere persone di altri posti con cui, proprio attraverso il gioco, riesci a comunicare.”
Il prossimo evento competitivo internazionale della European Bridge League (EBL) – le 2nd European Winter Transnational Championships – si terrà a Praga dal 14 al 20 febbraio 2025.
La Champions europea di Bridge è stata organizzata dall’Asd Bridge Breno con la European Bridge League. L’evento ha contato sul patrocinio della Comunità Montana di Valle Camonica e del Comune di Darfo B.T., la collaborazione del Consorzio turistico Thermae & Ski di Vallecamonica, la sponsorizzazione di Fondazione Tassara e le partnership mediatiche di Radio Number One e TeleBoario.
Venerdì 22 novembre alle ore 10:05 andrà in onda una puntata di VocePRESENTE con le interviste ai protagonisti dell’evento.
Nel pomeriggio di martedì 12 e durante tutta la giornata di mercoledì 13 novembre, presso il salone al pianoterra della Casa del Parco Adamello a Cevo si terranno due incontri di mappatura partecipata nell’ambito del progetto “Saperi e trame femminili in Val Saviore”.
La due giorni ha come obiettivo il costruire insieme, coinvolgendo in maniera attiva gli abitanti, una nuova mappa della Valsaviore. Un nuovo tipo di narrativa geografica e antropologica che, come specificato sui social della Casa del Parco, sia capace di “raccontare visivamente questo spaccato di storia, tradizione e vita locale, tra erbe, lana, pecore e streghe“.
Per l’occasione, saranno presenti Meraki desideri culturali – capofila di progetto, una realtà che si occupa di ideare e sviluppare processi di ascolto, empowerment e partecipazione – e Somewhere Studio, casa di produzione cinematografica con un’esperienza particolare in ambito documentaristico.
Daria Tiberto, Community Manager della Casa del Parco di Cevo, commenta così l’iniziativa: “”L’obiettivo è promuovere la consapevolezza della comunità sui temi della valorizzazione del patrimonio immateriale locale, connesso ai saperi antichi, femminili e di montagna: “streghe”, filatrici, guaritrici, donne pastore. Dopo aver ascoltato le storie custodite da alcune donne di Cevo e Saviore, abbiamo pensato di allargare il progetto a tutto il territorio, per cercare di realizzare una mappa corale capace di dare voce a questo prezioso patrimonio che rischia di scomparire. Oltre alla mappa, saranno realizzate alcune interviste e video “how to” destinati al web e ai social in un’ottica di trasmissione e documentazione dei saperi pratici.
Il progetto si concluderà con un evento fissato per sabato 14 e domenica 15 dicembre – ancora in fase di definizione – in cui racconteremo il lavoro svolto in questi mesi, presenteremo la mappatura e mostreremo il materiale video realizzato. E non mancheranno attività pratiche – visto che di saperi manuali si parla – laboratori tenuti direttamente dalle esperte/i che abbiamo avuto il piacere e la fortuna di incontrare e conoscere.”
Gli incontri si rivolgono in particolare a chi gestisce un’azienda agricola “al femminile”, ma anche a chi fa parte di una realtà culturale attiva sul territorio che si occupa delle tematiche del progetto. Non solo: sono invitati a partecipare anche tutti coloro che conoscono angoli nascosti della geografia locale che hanno il pregio di custodire storie, così come quanti serbano memoria di leggende, aneddoti e modi di dire.
“Saperi e trame al femminile in Val Saviore – un percorso partecipativo di valorizzazione” è un progetto di Meraki: desideri culturali, realizzato con il supporto di Regione Lombardia e il suo Archivio di Etnografia e Storia Sociale (Patrimonio immateriale delle regioni alpine) e con la partecipazione di Casa del Parco Adamello di Cevo e Somewhere Studio.
Le iniziative di metà novembre e l’evento metà dicembre rientrano nel calendario attività di “ECO Paesaggi in risonanza” e sono realizzate con la partecipazione della Comunità Montana di Valle Camonica, del Parco dell’Adamello e della Casa del Parco di Cevo.
Per saperne di più si può fare riferimento ai contatti indicati in locandina:
Venerdì 8 novembre, presso l’Auditorium Mazzoli della Comunità Montana a Breno si è tenuta la presentazione del numero di novembre-dicembre della prestigiosa rivista Archeologia Viva. All’interno, uno speciale di dieci pagine sul progetto Intorno a Minerva, che dal 2021 fa dialogare archeologia e accoglienza rifugiati.
Presenti in sala Piero Pruneti (Direttore della Rivista), Serena Solano (funzionario archeologo Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, nonché Direttore del Parco Archeologico del Santuario di Minerva), Carlo Cominelli (Cooperativa K-Pax), Sergio Cotti Piccinelli (Distretto Culturale) e gli amministratori dei Comuni di Breno, Cividate, Malegno.
Negli ultimi 4 anni, le ricerche sulla pacifica convivenza tra culti camuni e latini in epoca romana sono state messe in relazione ai progetti d’integrazione dei rifugiati. Si è inaugurata una nuova narrazione tra fedi e culture che porta avanti buone prassi quali convegni interdisciplinari, percorsi con le scuole, occasioni di divulgazione. Oltre alla simbolica cerimonia di copertura autunnale e svelamento primaverile dell’altare protostorico, che ha molto colpito Pruneti:
Per un centinaio d’anni, il culto indigeno locale continuò ad essere praticato accanto a quello nuovo, romano. Lo testimoniano le varie fasi costruttive del sito di devozione a Minerva, che alla fondazione di Civitas Camunnorum (vera e propria città romana in ambito alpino) nel tardo I sec a.C. si può intendere come santuario suburbano. Il nuovo porticato non andò a sovrapporsi, bensì ad inglobare l’area dell’altare protostorico. Il sito venne poi distrutto alla fine del IV sec d.C., in concomitanza con la cristianizzazione del territorio.
Ciò nonostante, la dea Minerva rimase nei toponimi locali, mentre il sito assunse progressivamente le caratteristiche di un “non-luogo”, dominato dalle spine dei rovi: località Spinera. Ora, grazie alle indagini archeologiche rese possibili dagli scavi (1986, anno di rinvenimento della statua di Minerva – 2003, anno di scoperta del santuario preromano), all’apertura del Parco nel 2007 e al lavoro del progetto, questo posto sta pienamente tornando riconoscibile sotto il nome di Minerva, dea della ragione.
Non è un caso che il progetto Intorno a Minerva sia nato nel 2021. L’anno rappresenta infatti il 35esimo anniversario dalla scoperta del santuario e i 10 anni del progetto di microaccoglienza a Breno.
Carlo Cominelli ha sottolineato quanto importante sia puntare l’attenzione sulla narrazione del pacifico contatto culturale tra Romani e Camuni. Un aspetto che è stato portato alla luce anche grazie alla partecipazione diretta dei rifugiati accolti in Valle Camonica. Ad esempio, tre rifugiate hanno assistito la restauratrice nei lavori di recupero dell’altare protostorico.
Nel progetto, il dialogo abbraccia anche la dimensione interdisciplinare mettendo a confronto scoperte e approcci di diversi corsi di studio. “Ai convegni che organizziamo gli esperti partecipano gratuitamente, per il gusto e il piacere di stare insieme e condividere”, aggiunge Cominelli. Lo spirito è quello della riemersione di reperti e valori nel clima della xenia, l’ospitalità degli antichi Greci.
Sul sito, sulla sua funzione e sul tip0 di culto che si praticava resta ancora tanto da scoprire. Sicuramente si trattava di un luogo molto importante, come si evince anche dal tipo di marmo con cui la statua di Minerva venne realizzata: il più pregiato. Qui non si veniva per chiedere di guarire, anche se la posizione del luogo lascia intendere che ci fosse un evidente collegamento con l’acqua. Difficile dire quante persone lo frequentassero. Si sa però che la gente veniva anche dalle vallate limitrofe: altrove, di simile non c’era niente.
Intorno a Minerva prosegue con un appuntamento già nella giornata di sabato 9 novembre, quando per le ore 14:30 presso il Parco Archeologico del Santuario di Minerva in località Spinera a Breno è prevista la cerimonia di chiusura invernale di Parco e altare protostorico, seguita da uno spettacolo di danza. Un evento realizzato nell’ambito di IN ITINERE con il contributo di Regione Lombardia. Il progetto continuerà poi con nuovi step, che Solano auspica possano procedere in questa direzione:
La due giorni 8-9 novembre è stata organizzata in occasione della Giornata Internazionale ONU per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in situazioni di conflitto armato (6 novembre) e della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre).
Il progetto “Intorno a Minerva. Il contatto culturale fra mondo antico e contemporaneità” è promosso dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia e dalla Cooperativa Sociale K-Pax di Breno, che si occupa di accoglienza. Il progetto è portato avanti grazie al sostegno dei Comuni di Breno, Cividate Camuno e Malegno e della Comunità Montana di Valle Camonica.
Durante la puntata di VocePRESENTE in onda alle 10:05 di venerdì 15 novembre manderemo in onda le nostre interviste complete a Piero Pruneti, Serena Solano e Carlo Cominelli. La puntata si potrà poi riascoltare dalla pagina della trasmissione.
Sabato 2 novembre, presso la Sala Consiliare di Cevo, Sergio Boem ha presentato il suo ultimo libro: “Sui prati del Tonale 94 stelle alpine”. Pubblicato nel 2021 per Rendena, con una seconda edizione nel 2023, il libro racconta l’individuazione delle fosse in cui, durante la Guerra bianca, vennero sepolti i “dimenticati di Cima Cadi”.
Sergio Boem, gardesano, è tornato a Cevo dopo circa dieci anni dalla presentazione del suo primo libro, quel “Tra le pieghe di una vita” basato sul diario che il nonno, il tenente Ingravalle, aveva tenuto sui fatti del Battaglione Valcamonica. Tra questi emergeva un’unica descrizione di sepoltura, legata ai fatti del 13 giugno 1918 in Tonale.
Una sorta di messaggio nella bottiglia che ha portato Boem, durante il periodo del Covid e nei mesi successivi, a cercare il luogo effettivo di queste fosse comuni, fino ad individuarle.
Durante la presentazione a Cevo l’autore, reduce dalle celebrazioni per il Centenario del Sacrario al Tonale, ha fatto il punto della situazione su come al momento siano state disseppellite soltanto 12 salme, su cui si stanno portando avanti gli studi per l’identificazione.
Sugli altri 82 corpi citati nel diario non ci sono invece sviluppi significativi. I resti giacciono ancora a 2.200 metri di quota, presso Cima Cadi, vicino al Passo del Tonale. Una triste vicenda che Boem ha ampiamente contestualizzato nel corso della serata.
Lo scrittore appassionato di Storia ha voluto rendere onore ai caduti, raccontando le terribili condizioni di vita che i soldati erano tenuti a condurre al fronte.
Il pubblico si è commosso nello scoprire le vicende belliche che hanno portato alla battaglia del 13 giugno, al termine della quale, dopo un paio di giorni e nonostante le proibitive condizioni, dei giovani soldati italiani inumarono 94 caduti austroungarici in buche di granata “sotto 4 dita di terra”, come riporta il resoconto di Ingravalle.
Al momento non è dato sapere in quali condizioni giacciano, essendo stata aperta soltanto la fossa sul versante trentino. A una ventina di metri dalla prima, restano le due in territorio bresciano. Le salme venivano di norma depredate per ragioni di intelligence e anche per rivestire le truppe italiane di indumenti relativamente nuovi.
I 10.000 austroungarici dell’attacco “suicida” del 13 giugno 1918 – di cui non resta quasi traccia nelle memorie militari, né nella stampa dell’epoca – erano stati da soli due giorni completamente vestiti a nuovo. L’operazione, se avesse avuto successo, avrebbe portato Vienna ad aprirsi la strada verso Milano.
Per questo a Cima Cadi – bastione di sinistra del Passo del Tonale – era da poco stato inviato il Battaglione Valcamonica. Nonostante il Tonale, passaggio relativamente stretto, contasse già su molti soldati italiani, si auspicava che i Camuni avrebbero difeso strenuamente l’imbocco alle proprie terre.
Cosa che, puntualmente avvenne, a costo di un bombardamento serrato, molte ore di combattimento e ingenti perdite. Circa duemila morti in totale tra i due schieramenti.
“Al termine della guerra, il Battaglione Valcamonica – sciolto nel 1921 – dei 16 battaglioni che componevano il reggimento del V Alpini fu il secondo per numero di perdite” precisa l’autore.
La vicenda raccolta e sapientemente raccontata da Boem non si basa solo su numeri e coordinate geografiche. Si tratta infatti di un prezioso ritrovamento tale da avere attirato l’attenzione anche della stampa nazionale.
Una tristissima pagina di Storia che rischiava di andare perduta insieme alla memoria dei nostri avi. Ex soldati che rientrati a casa a fatica avrebbero raccontato le vicende trascorse al fronte. Per il dolore di riviverle e anche per la quasi certezza che tanto orrore non si potesse né raccontare, né tantomeno comprendere.
Nel corso della puntata di VocePRESENTE in onda alle 10:05 di venerdì 8 novembre ascolteremo insieme le nostre interviste a Sergio Boem e Katia Bresadola, Presidente dell’Associazione Museo della Resistenza di Valsaviore che, insieme al Comune di Cevo e al Gruppo Alpini, ha organizzato la serata.
Nel corso della puntata trasmetteremo anche il pensiero di commiato di Katia Bresadola a Giacomino Ricci. La puntata si potrà poi riascoltare dalla pagina della trasmissione.
Un seminario suddiviso in quattro incontri, quello proposto dal Circolo culturale Ghislandi per commemorare e riscoprire la figura di Giacomo Matteotti. L’iniziativa va sotto il titolo di “Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai”, celebri parole di Matteotti che diventano ora il punto di partenza e il filo conduttore per approfondirne la figura e il lascito ideologico.
Tutti gli incontri si terranno presso la sede dell’archivio del Circolo in via Santo Stefano 2 a Cividate Camuno, con partenza oramai imminente. La prima data è fissata infatti per martedì 29 ottobre, alla quale faranno seguito altri 3 incontri (previo raggiungimento della soglia dei 15 partecipanti).
Il seminario si svolgerà in concomitanza con l’importante ricorrenza del centenario dalla morte di Matteotti, avvenuta il 10 giugno 1924 a Roma per mano fascista. Il 2024 vede infatti più iniziative in ricordo. Iniziative che, come ricorda Giancarlo Maculotti, sono tante ma “mai sufficienti”.
La scelta di proporre un seminario suddiviso in quattro serate nasce dal desiderio di stimolare i partecipanti all’interazione. Sia con i relatori che tra i partecipanti stessi, anche grazie ad alcuni scritti che verranno messi a disposizione con un po’ d’anticipo. Gli incontri si terrano sempre di martedì sera, presso la sede dell’archivio a Cividate, secondo questo calendario:
29 ottobre, “Scelta politica e attualità”, con Giancarlo Maculotti
12 novembre, “Le origini e la famiglia”, con Marcello Liboni
19 novembre, “Matteotti e Mussolini”, con Mimmo Franzinelli
26 novembre, “Il pamphlet di Gobetti – Le lettere a Velia” con Paola Trotti e Caterina Volpi.
La figura di Matteotti verrà approfondita sotto diversi aspetti. A cominciare dalla scelta politica e dall’attualità della sua proposta (con riferimento al testo di Antonio Funiciello “Tempesta. La vita – e non la morte – di Giacomo Matteotti”), passando poi alle origini della persona con la storia della famiglia.
Sarà quindi la volta dello storico Franzinelli, che proprio quest’anno ha dato alle stampe per Mondadori il saggio “Matteotti e Mussolini”. Infine, si analizzeranno due fonti coeve ala vita del deputato: il pamphlet dedicatogli da Gobetti e le lettere all’amatissima moglie Velia.
Per partecipare al seminario “Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai” ci si può iscrivere contattando il Circolo Culturale Ghislandi. I soci hanno diritto alla partecipazione gratuita. Per quanti si iscrivono agli incontri, la quota potrà essere utilizzata per avere la tessera dell’anno 2025, a discrezione dei partecipanti.