Un nuovo importante studio ha interessato lo scorso fine settimana il territorio di Capo di Ponte. Nell’area dei Quattro Dossi sono state eseguite delle indagini archeologiche non invasive con l’utilizzo di un’innovativa strumentazione tecnologica che permette un’ecografia del territorio: anziché scavare si utilizzano la magnetometria e il georadar.
In Valle è arrivato un team di studiosi guidato dalla professoressa Wieke de Neef, docente di Prospezioni archeologiche all’Università di Bamberg, in Germania, che ha portato una speciale strumentazione che permette di sondare il suolo alla ricerca di tracce di costruzioni o di insediamenti umani.
Una ricerca condotta in sinergia con l’Università di Pavia, il cui titolare del corso di Preistoria e protostoria nel Mediterraneo è il professore camuno Paolo Rondini, autorizzata dalla Soprintendenza archeologia Belle Arti Paesaggio delle Province di Bergamo e Brescia e realizzata in collaborazione con il Parco archeologico comunale di Seradina e Bedolina e il Comune di Capo di Ponte.
L’area sondata è oggetto di studi già dal 2016 con ricerche di superficie e cinque campagne di scavo, culminate nell’organizzazione di una mostra al Mupre, attualmente aperta fino a giugno (“4000 anni a Dos de l’Arca”). L’obiettivo è quello di cercare di capire, oltre alle rocce incise, come fossero i luoghi in cui vivevano gli antichi camuni e quali reperti potrebbero avere lasciato.