Il Treetag Day nel Parco delle Terme di Boario

Il Treetag Day nel Parco delle Terme di Boario

Giovedì 19 settembre, presso il Parco delle Terme di Boario, si è tenuto il Treetag Day. L’Amministrazione darfense, organizzatrice dell’iniziativa, ha accolto gli studenti della II B della scuola secondaria Istituto comprensivo Darfo 2. I ragazzi hanno scoperto il positivo impatto ambientale di alcuni alberi, sui quali sono state apposte targhe circa i benefici specifici apportati dagli esemplari.

Il Treetag Day fa parte della European Treetag Campaign, campagna di valutazione europea conosciuta sui social grazie al tag #eutreetag. La campagna nasce dalla collaborazione tra organizzazioni di 9 Paesi europei: Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Svizzera e Spagna. Tra le città italiane coinvolte spiccano Varese, Padova, Trieste, Novara e Merano, mentre tra i partner c’è l’azienda FitoConsult, che ha seguito l’iniziativa darfense.

Il 19 settembre è stato scelto come giornata di sensibilizzazione al valore degli alberi e a tutti i benefici che questi possono apportare, soprattutto in un contesto di carattere urbano. Alcuni esemplari di particolare bellezza, scelti per la posizione e il grande impatto positivo che hanno sull’ambiente circostante, vengono appunto muniti di una targa, detta TreeTag.

Si tratta di un’etichetta stampata in materiale sostenibile che restituisce il profilo dell’albero, riportandone alcune informazioni salienti, elaborate grazie al software americano I-Tree. Gli alberi del Parco delle Terme di Boario scelti per l’occasione sono un cedro dell’atlante, un platano ibrido, un cipresso calvo e un liquidambar.

Ed è così che da oggi, passeggiando nel parco, scopriamo che uno dei suoi platani più belli produce ossigeno a sufficienza per far respirare una persona per 223 giorni. La stessa pianta immagazzina ben 190 chili di carbonio all’anno, l’equivalente di quanto emette un’auto in un viaggio di 1.750 chilometri. Pablo Putelli, Assessore al verde pubblico e ai parchi della città di Darfo sintetizza per noi il progetto:

breve estratto dall’intervista a Pablo Putelli

Per la classe delle medie presente all’incontro questa è stata l’occasione non solo per scoprire l’iniziativa in sé, ma anche per approfondire il potenziale ambientale del parco e tutti i vari benefici che le piante apportano al territorio e alla nostra quotidianità. Un modo per toccare con mano quanto apprendono sui banchi, scoprendo da vicino il valore della biodiversità e assimilando anche delle risposte utili a placare le forme di ecoansia che gli esperti riconoscono quale fenomeno in crescita nei giovanissimi.

Il fatto stesso di confrontarsi con due Assessori – Pablo Putelli e Dario Bonfanti – unito all’incontro con Livio Pelamatti (Presidente di Legambiente Valle Camonica) ha permesso loro di familiarizzare con i meccanismi del tessuto politico e sociale. E con l’impegno costante che la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente richiedono da parte di tutti e durante tutto il corso dell’anno.

Per maggiori informazioni sulla European Treetag Campaign rimandiamo al sito www.treetags.eu.

Le interviste audio integrali a Pablo Putelli, Soardi Alba (insegnante) e Livio Pelamatti andranno in onda durante VocePRESENTE di venerdì 27 settembre, alle ore 10:05. La puntata si potrà poi riascoltare dal sito della radio, alla pagina dedicata alla trasmissione.

La Striscia di Gaza attraverso gli occhi di Fabrizio Minini, cooperante camuno

La Striscia di Gaza attraverso gli occhi di Fabrizio Minini, cooperante camuno

Si fa fatica a scrivere della situazione in Palestina evitando d’incappare in quelli che vengono definiti “sensazionalismi”. Il numero delle vittime, la recrudescenza in cui è precipitato il contesto e le diverse sensibilità coinvolte hanno trasformato il tema stesso in un campo minato. Per scrivere questo pezzo, precisiamo che ci siamo interamente basati su quanto emerso dalla testimonianza diretta di Fabrizio Minini, cooperante camuno che ha trascorso 45 giorni nella Striscia di Gaza.

Minini ha raccontato la sua esperienza in occasione della serata a tema “Stop al genocidio”. L’evento, tenutosi il 3 luglio presso una gremita Casa delle Associazioni a Boario, era organizzato da Tapioca. Al termine dell’incontro abbiamo avuto modo di approfondire alcuni dei temi toccati dal cooperante. La nostra intervista audio si potrà ascoltare venerdì 26 luglio all’interno della rubrica “VocePRESENTE”, in onda alle ore 10:10 su Radio Voce Camuna.

L’intento primario della serata era tenere desta l’attenzione su un tema che rischia di sfuggire dalle maglie del mainstream mediatico. Sono ormai passati nove mesi dai fatti del 7 ottobre. Nel tempo intercorso, la voce che raccontava Gaza dall’interno ha rischiato più volte di spegnersi: “sono oltre 90 i giornalisti morti” ricorda il cooperante.

breve estratto dall’intervista a Fabrizio Minini

Ma partiamo dall’inizio. Fabrizio Minini è entrato nella Striscia di Gaza il 15 aprile, con incarico di un’organizzazione umanitaria francese. Alle spalle, Minini ha una dozzina di conflitti cui ha assistito in prima persona. Dice però di non avere mai visto nulla di simile. Una situazione che, dal punto di vista tecnico, ricorda l’assedio di Sarajevo.

Lo racconta indicando più volte due cartine dell’ONU appese alla lavagna. Le ha portate per fare in modo che la gente comprenda bene di cosa si sta parlando. La geografia di un luogo, in vicende come questa, gioca un ruolo fondamentale. Così come i numeri.

500 i camion autorizzati ad entrare ogni giorno nella Striscia di Gaza prima del 7 ottobre. Camion le cui provviste non erano comunque ritenute sufficienti. 37.925 le vittime accertate dal Ministero della Sanità palestinese al 3 luglio, giorno in cui Minini racconta tutto questo a Boario. Circa 150.000 i palestinesi che – a fronte del versamento di 5.000 dollari a testa – si stima siano riusciti ad uscire dalla Striscia sfruttando il doppio passaporto e passando attraverso il Valico di Rafah.

7.000 – racconta Minini – sono invece i casi di crimini di guerra che risultano attualmente essere in fase di valutazione. Tutto questo a fronte di un 2023 che, nel periodo intercorso tra il primo gennaio e il 6 ottobre, era già ritenuto essere l’anno dal più alto numero di vittime civili palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

Poi ci sono altri numeri. Quelli della quotidianità, che oltre al contesto riemerge al centro della lunga testimonianza di Fabrizio Minini. 9 stanze, 3 bagni, 2 piani: la struttura di una casa in cui ad un certo punto si trovano a condividere le rispettive vite 60 persone. Tanti sono bambini, che come gli altri loro coetanei della Striscia hanno perso un intero anno scolastico. Persone abituate a spostarsi, tanto da tenerci solo 9 minuti e mezzo a completare una prova d’evacuazione: dal segnale d’allarme ai bagagli pronti al seguito.

Storie di persone – di civili – che negli anni hanno imparato ad ingegnarsi. Come quando, nel corso di questi 45 giorni, Minini ha assistito alla compravendita del legname. Legno che prima veniva dal mare, poi dalle porte, in seguito dalle finestre. Infine, mentre attorno crescevano le macerie, era il legno di tavoli e sedie ad essere venduto al chilo. E per dare un’idea di tutte le macerie da sgombrare, basti pensare che – ricorda sempre Minini – l’ONU ha stimato ci vorranno 14 anni.

Fabrizio Minini

Ma Gaza non è sempre stata così. Per quanto le vicende di scontro siano tornate a più riprese, la Striscia ha avuto anche un aeroporto, distrutto una ventina d’anni fa. Gaza, grande più o meno quanto la Valle Camonica, produceva ed esportava prodotti agricoli, in particolare verdure. “Ma hanno colpito anche le serre” continua Minini “e le bombe ora intossicano il terreno.”

C’erano anche parecchie università, con laureati in più ambiti. In molti lavorano per le ONG. E tanta gente giovane che – considerato il muro di sicurezza a più livelli che corre attorno alla Striscia, il mare dall’altra parte e le politiche d’isolamento – non è mai uscita dalla Palestina. Sopra la testa di queste persone, anche la notte, ronzano continuamente i droni.

Minini torna anche al massacro del rave. Parla dei resoconti che gli ostaggi rientrati a casa hanno rilasciato sul trattamento ricevuto. Resoconti che, quasi di punto in bianco, cambiano di registro. Li mette in relazione al racconto delle condizioni dei prigionieri palestinesi dopo il 7 ottobre: storie di stupri e tassi altissimi di mortalità.

Parla della responsabilità mediatica e del relativo silenzio, rotto da alcuni account Instagram e TikTok. “Il racconto mediatico europeo è completamente assente. Si tende a parlare di palestinesi morti e israeliani uccisi.” Nell’intervista che manderemo in onda il 26 luglio, Minini approfondirà alcune di queste tematiche, suggerendo anche fonti d’informazione ritenute attendibili. Un modo, questo, per non spegnere la luce su quanto sta accadendo.

Piero Confalonieri, di Tapioca

Tapioca, la realtà che ha organizzato la serata con Fabrizio Minini, ha realizzato una raccolta fondi attraverso il partner di Altromercafo. Questo ha permesso di portare alla popolazione palestinese alimenti, acqua e kit igienico-sanitari.

Molom dà voce alla pietra simona

Molom dà voce alla pietra simona

Il fumo si dissolve, ma lentamente. E dallo sfondo appaiono i contorni, sempre sfumati, delle decorazioni di sala. Sul caminetto in alto a destra c’è un ciocco di legno: a detta degli artisti, è comparso all’improvviso durante le prove. Siamo al Castello di Gorzone, sabato 29 giugno, e l’atmosfera è cangiante e imprevedibile.

Nell’aria vibrano suoni di pietra. Del lavoro di scalpello, trapano, martello e altri ferri del mestiere. Campionati, sintetizzati e riprodotti al momento, portano il pubblico in un limbo di sonorità. E per non sprofondare nella nebbia, lo spettatore s’aggrappa alle associazioni mentali che ha consolidato dentro di sé.

Mentre Milena Berta spacca il blocco di pietra simona, Alessandro Pedretti ne raccoglie i frammenti acustici. Li mixa a rumori di cave, performance e studi precedenti. È la colonna sonora di una live performance profondamente immersiva. Forse non semplice da comprendere, ma altamente impattante. E se il gesto è chiaro e pulito – la pietra che si rompe sotto lo scalpello, i frammenti che, come matite, tracciano nuove linee su una lastra metallica – il lato sonoro resta altamente interpretabile.

Improvvisamente non si è più al castello e nemmeno in una cava. Ma in una ricerca acustica dagli echi pinkfloydiani. O nel gioco di specchi e rimandi di Bohemian Rhapsody. C’è chi tra i rumori di strumenti e della pietra lavorata ritrova una voce in controcanto, maschile. Ma è solo un’impressione. Chiudendo gli occhi, prima che il suono muti, si può benissimo far correre la fantasia a pellicole cinematografiche.

E qui gli anni Ottanta entrano con prepotenza. La mente fa un balzo all’indietro così verosimile che ci si aspetta che un Alan Rickman o Rutger Hauer facciano il loro ingresso nella stanza. O che Hal 9000 stesso prenda la parola, accompagnato dai motteggi del robot C1-P8.

breve estratto dell’intervista ad Alessandro Pedretti

Ma a monte di tutto questo c’è stata anche una parte scientifica. Prima che le porte della sala dal grande focolare si aprissero e il pubblico iniziasse a fluirvi. Per dare un’età e una descrizione tecnica alla pietra simona – la cui presenza storica in Valle Camonica è ampiamente testimoniata dalle dimore federiciane – ha preso la parola Fabio Alberti.

Alberti, geologo, ha raccontato il viaggio, lungo pari ad un’odissea nello spazio, di questo minerale dal colore viola carico, duro e resistente. Abbastanza difficile da lavorare. Una storia di sabbie di fondale anticamente percorse da forme di vita striscianti, anellidi. Che alla futura pietra hanno lasciato in dono l’effetto scanalato.

breve estratto dall’intervista a Fabio Alberti
Fabio Alberti

Negli ultimi anni Alberti ha collaborato a più riprese con il duo Berta-Pedretti. A partire dal progetto La Memoria delle Pietre, evolutosi poi nel festival Stones. È almeno dal 2018 che la Valle Camonica vede impegnati la scultrice e il sound designer nella ricerca di ridare voce alle pietre locali. Ma l’idea di farle percepire in una performance multisensoriale (che prende forma sotto gli occhi dei presenti) è più recente.

Questo spettacolo di performing art rientra nel progetto molom, acronimo di “Musica Organica Legata all’Osservazione del Movimento”. Un percorso che da un anno li vede impegnati, fuori valle e all’estero. Impegnati e apprezzati, tanto da vincere anche il premio “Miglior Teaser 2023” di TuttoTeatro.com con il video “Frammenti di una matrice pronta a esplodere”. Definizione che costituisce anche il sottotitolo di molom e che prova, se possibile, a sintetizzarne l’anima.

Un atto che risulta davvero difficile. Quando l’arte si fa performance e rompe le barriere fra le discipline, apporvi un’etichetta non è mai cosa semplice. Lo spettatore, per quanto affascinato e coinvolto nella mezz’ora di suono-scultura, rischia di perdersi in cerca di risposte. È il vecchio gioco della mente, che impone di comprendere e schematizzare ogni passaggio.

Proviamo allora a riassumerne i punti salienti: la pietra viene lavorata con strumenti antichi e moderni; si spacca sotto gli occhi del pubblico; i frammenti stessi divengono protagonisti di una nuova opera inedita. Un processo materico al quale si arriva più per udito che per vista, restando continuamente immersi in stimoli sonori cangianti, dettati dalla lavorazione del momento e mixati a registrazioni precedenti. Con tecniche analogiche e digitali che si fondono, elaborando in tempo reale gli strati sonori. In un confine tra i mondi artistici che Berta e Pedretti hanno da tempo imparato a infrangere.

L’evento è stato curato dall’Associazione LOntano Verde in collaborazione con il Comune di Darfo Boario Terme e la Comunità Montana di Valle Camonica.

Le interviste integrali a Milena Berta, Alessandro Pedretti e Fabio Alberti si potranno ascoltare nella puntata di VocePRESENTE in onda alle 10:10 del 12 luglio su Radio Voce Camuna. L’episodio sarà poi disponibile sul nostro sito, alla pagina con lo storico della trasmissione.

Il Comune di Darfo mette in sella i dipendenti: otto bici elettriche per andare al lavoro

Il Comune di Darfo mette in sella i dipendenti: otto bici elettriche per andare al lavoro

Il Comune di Darfo Boario Terme affida ai suoi dipendenti otto biciclette elettriche per gli spostamenti casa-lavoro. Due di queste bici andranno al Consorzio Turistico Thermae & Ski Valle Camonica per gli spostamenti nel Parco delle Terme.

Aderendo a un progetto della Provincia di Brescia, che contribuisce sia all’acquisto dei mezzi che alla loro manutenzione per 5 anni (affidata, nel caso di Darfo, a un’associazione di e-bikers locali) il Comune più popoloso della Valle fa un passo avanti nella riduzione di produzione di co2.

Per l’amministrazione comunale non ci saranno spese, l’unico compito sarà quello di redigere un report dei chilometri percorsi. In questa fase di avvio, le richieste sono state superiori al numero di e-bikes e per questo è stata decisa una rotazione tra i dipendenti.

Una novità che si aggiunge al servizio di car sharing realizzato anche nel Comune di Darfo, da un anno circa, da E-Vai, società del gruppo FNM, all’interno del progetto di mobilità sostenibile “Move in green”.

Presentata Timgad, associazione che promuove la cultura algerina

Presentata Timgad, associazione che promuove la cultura algerina

Darfo Boario Terme, 9 giugno 2024. È domenica pomeriggio e presso il Centro Congressi si sta tenendo un evento interculturale: la presentazione ufficiale dell’associazione Timgad. Un’inaugurazione tenutasi alla presenza di rappresentanti di diverse istituzioni, tra cui il Console d’Algeria a Milano, Taleb Adel, e il Sindaco di Darfo, Dario Colossi. Ma di cosa si occuperà, esattamente, Timgad? Per scoprirne lo spirito, vi lasciamo un estratto dall’intervista a uno dei membri fondatori dell’associazione, Kmal Layachi:

breve estratto dall’intervista a Kmal Layachi

La giornata, iniziata con l’accoglienza ai partecipanti nel primo pomeriggio, è stata l’occasione non solo per comprendere meglio i principi fondativi dell’associazione, ma anche per scoprire le bellezze del patrimonio culturale algerino. Un patrimonio presentato sotto ogni punto di vista: storico, artistico, paesaggistico, gastronomico. Una visione della cultura che abbraccia a tutto tondo le radici e le tradizioni di un popolo.

Dopo la parte istituzionale c’è stato infatti modo anche di assaporare la variegata cucina algerina, di osservare da vicino alcuni splendidi esempi di artigianato caratteristico e anche di ammirare abiti tipici ascoltando musica tradizionale. Per consentire al pubblico presente in sala di familiarizzare con nomi di luoghi, piatti e costumi, la presentazione è stata accompagnata dalla proiezione di un lungo filmato di promozione.

Utile ad ammirare i paesaggi del Paese e a riscoprire le tappe salienti di una storia lunga millenni. Il caftano algerino, che varia da regione a regione, la blusa d’Oran, i molteplici ornamenti femminili per fronte, testa, mani e collo. Dolci a base di datteri, gole desertiche e cascate spumeggianti… Sentiamo un breve estratto che racconta l’emozione di Kaouther Taleb, giovane volontaria, nell’indossare oggi un sontuoso abito tradizionale:

breve estratto dall’intervista a Kaouther Taleb

Il discorso d’apertura della Presidente dell’Associazione, Linda Antonietta Cotti Comettini (già ospite a Pausa Caffè con la nostra Daniela Pezzoni) si è tenuto in algerino, con servizio d’interpretariato in lingua italiana. Un discorso che ha più volte rimarcato l’importanza dello scambio culturale e della mutua conoscenza come strumenti educativi funzionali al dialogo e alle occasioni di partenariato.

la Presidente dell’Associazione

Un approccio di diffusione supportato dalle rispettive istituzioni quindi, e che punta alla realizzazione di eventi e occasioni d’incontro in più ambiti. Tra le iniziative alle quali si sta lavorando c’è l’organizzazione del mese della cultura algerina in Italia, senza contare i progetti di gemellaggio, anche tra musei.

Un impegno che desidera rivolgere il messaggio di divulgazione culturale a diversi destinatari, tenendo in particolar modo conto del pubblico italiano – per avvicinarlo al patrimonio culturale algerino – del pubblico algerino – per diffondere le bellezze italiane e – di particolare importanza – dei giovani della cosiddetta seconda generazione. Ragazze e ragazzi nati in Italia che avranno così l’opportunità di comprendere meglio la cultura dalla quale provengono le proprie famiglie.

Stefania Piccinelli e Dario Colossi

Come ricordato anche dal Sindaco Colossi, accompagnato dal Vicesindaco Stefania Piccinelli che ha seguito da vicino la nascita dell’evento, questa giornata rappresenta un segnale d’inclusione importante. In particolare pensando al paese di Darfo, che è casa di ben 75 nazionalità diverse su circa 15.000 abitanti.

E se la tradizione delle pietre come reperto archeologico di rilievo può già tracciare un parallelo tra i due patrimoni culturali, Colossi guarda anche alla cultura del benessere. Al Console ha donato quindi un libro legato alla storia delle acque termali, di cui anche l’Algeria ha maturato un’interessante esperienza, auspicando che in futuro si possa guardare nella direzione condivisa di progetti di gemellaggio legati alla cura della persona.

Lo stesso Console algerino, esprimendo orgoglio e gratitudine, ha sottolineato l’importanza di eventi di questo tipo quali nuovi punti di partenza per rafforzare i rapporti. “Evento che riflette lo spirito fraterno tra i nostri popoli. Viva l’Algeria, viva l’Italia, viva la cooperazione tra l’Italia e l’Algeria!”

il Console algerino

E così da Timgad, nome della “Pompei d’Africa”, sito archeologico di rilievo per l’eredità romana nel Maghreb, si è preso spunto per tornare a parlare di popoli che s’incontrano. Imparano a conoscersi, entrano in dialogo e tessono così nuove reti per un futuro di collaborazione. Partendo proprio da quello strumento tanto importante quanto spesso dimenticato che è la cultura.

Le interviste integrali a Kaouther Taleb e Kmal Layachi si potranno ascoltare durante la puntata di VocePRESENTE di venerdì 21 giugno, ore 10:10. Dopo la messa in onda sulle frequenze di Radio Voce Camuna, l’audio sarà disponibile dalla pagina della trasmissione.

La Valle Camonica attraverso gli occhi dei bambini

La Valle Camonica attraverso gli occhi dei bambini

Darfo Boario Terme, 8 maggio 2024. il chiacchiericcio di 128 bambini è la colonna sonora di questa pausa. Fanno merenda, dopo lo spettacolo teatrale. Li intervistiamo a gruppetti, uno per ogni scuola. È la prima giornata di premiazione del concorso “La mia valle e la mia gente”, che ha coinvolto 70 classi di 11 Istituti Comprensivi. Un totale di 1.160 alunni e 46 elaborati.

Un estratto dall’intervista a Simona Ferrarini, che verrà trasmessa in integrale venerdì 17 maggio a VocePRESENTE

“La fatica che abbiamo fatto a scegliere è stata davvero incredibile”, racconta prima del conferimento dei premi Simona Ferrarini, Presidente della Commissione di valutazione. Gli elaborati scorrono sullo schermo. Insieme ai disegni, le motivazioni degli esaminatori e le storie delle persone narrate. Perché i luoghi della nostra valle hanno un’anima, che si racconta attraverso chi la vive. Battistino Bonali, Martino Cere, Roberto Rigali, Lucio Avanzini, Simone Cominotti, Giuseppe Tovini… Tanti volti per tanti paesi. Le vignette sintetizzano la vita delle persone raffigurate.

I temi del concorso erano stati indicati alle scuole a inizio anno: “Un personaggio del nostro paese” per i primi tre anni della primaria e “Caccia al tesoro in biblioteca o per le vie del paese per conoscere e raccontare un personaggio storico o una persona speciale” per le quarte e quinte. Documentandosi e dando sfogo alla creatività, i bambini hanno interpretato personalità e luoghi con testi e su cartelloni. Un’occasione per riscoprire le proprie radici e approfondire le peculiarità dei propri paesi, come sottolinea l’Assessore alla Cultura di Comunità Montana, Massimo Maugeri.

Questa è solo la prima delle due giornate di premiazione, ed è dedicata alle classi prima, seconda e terza elementare. Le quarte e le quinte sono attese invece, sempre presso il Centro Congressi, venerdì 10 maggio. Tre quindi i paesi rappresentati oggi; per tutti e tre è presente anche almeno una delle persone al centro della narrazione scritta e visiva dei ragazzi: Lucio Avanzini per Bienno, Fabrizio Tognali per Esine e Sabrina Fanchini con i genitori per Pian Camuno.

Bienno
Esine
Pian Camuno

È l’occasione per scoprire gli elaborati e, soprattutto, qualche aneddoto. Perché quando si parte dal ritratto di una persona e della sua attività, poi la ricerca si allarga alla curiosità e alla sperimentazione di alunni e insegnanti. A Esine con le farine del mulino, che i ragazzi hanno visitato, si è impastata una pizza. A Bienno si è esplorato il valore del dialetto, cimentandosi anche nella realizzazione di cestini di spago, rafia e cartone. A Pian Camuno invece, il racconto condiviso dalla famiglia Fanchini ha ricordato ai bambini l’importanza d’impegnarsi e perseverare nella realizzazione dei propri sogni.

In premio, gli studenti ricevono una spilla con un pennuto skizzato (dell’artista Clara Grassi) che incontra un’incisione rupestre ornitomorfa. E, per le classi più grandi, c’è una gita l’anno prossimo. Venerdì tocca proprio a loro: ai 65 studenti delle quarte e quinte premiate degli istituti di Cividate Camuno e di Capo di Ponte.

Durante VocePRESENTE di venerdì 17 maggio alle ore 10:10 ascolteremo insieme le interviste a Simona Ferrarini, Massimo Maugeri e a 6 bambini delle classi premiate. Il podcast della puntata si potrà riascoltare dopo la messa in onda, dalla pagina della trasmissione.