Domenica tardo pomeriggio, Oglio River Bike Bar (Darfo BT). È il 5 maggio, quale data migliore per parlare di Napoleone? Il gruppetto di avventori ascolta attento le cronache, minuziose, di un prete dell’alta valle vissuto tra il Settecento e l’Ottocento. Il suo diario è stato conservato in archivio parrocchiale, a Ponte di Legno. Dato alle stampe nel 1977, oggi torna al centro dell’attenzione grazie al lavoro della Società Storica e Antropologica di Valle Camonica.
Un lavoro di riedizione curato da Tommaso Baresi, che nel corso dell’evento divulgativo illustra le caratteristiche principali dello scritto, fornendo preziosi dettagli per comprenderne appieno la portata. E, soprattutto, per riuscire ad immaginare la Valle Camonica all’epoca di Napoleone. A facilitare il meccanismo d’immedesimazione dell’ascoltatore ci sono le letture recitate di due voci femminili: Silvia Bonù e Alice Pellegrinelli.
Prima di addentrarci nel vivo di vicende svoltesi oltre due secoli fa, è bene prestare attenzione alle parole di Luca Giarelli, Vicepresidente della Società Storica e Antropologica di Valle Camonica: “Napoleone non fu mai in Valle Camonica, ma ciò che fece ebbe un impatto importante anche su queste terre”. E il diario di don Ambrosi rappresenta un documento prezioso per comprendere ben 20 anni (1796-1806) di quel travagliato periodo storico. L’epoca di forte cesura con l’Antico Regime: pochi anni per rivoluzionare davvero il mondo. Dall’assetto dei regni alla visione stessa dell’essere umano e del suo posto nella società.
E questo prete, parroco di Ponte di Legno, ha una tempra più simile a quella di don Abbondio, che di don Camillo. Il paragone è sempre di Giarelli, che tratteggia il ritratto di un ecclesiastico timoroso dei cambiamenti e della violenza. Un uomo che fa il tifo per gli austriaci, in quanto il dominio veneto in valle (dopo quasi 4 secoli) è venuto meno e i francesi sono anticlericali.
L’opera, che diviene così più accessibile al pubblico, non aveva un titolo. L’idea di battezzarla “Memorie Ambrosi” è venuta agli studiosi prendendo spunto dall’incipit del diario. Nella sua nuova veste, è entrata come quinto volume nella collana “Fonti per la storia della Valle Camonica”, che la Società Storica e Antropologica ha fortemente voluto. Un’operazione divulgativa nata dalla volontà di aprire il materiale d’archivio anche a chi, in archivio, non ha modo di andare.
Oltre all’antipatia di don Ambrosi per Napoleone, dalla bella copia di questi diari – pare infatti che il sacerdote ne avesse redatto anche una brutta – emerge la vita dalignese. Ponte di Legno all’epoca è zona di confine tra due Stati. Come precisa Baresi nel corso della presentazione del volume, era dal Cinquecento che la Valle Camonica non assisteva a un simile passaggio d’eserciti.
Eserciti fatti di uomini, cannoni e vettovaglie. Gli stessi tributi richiesti dagli ufficiali per le truppe vengono elencati con dovizia di particolari. Così come viene raccontato il furto che il prete cronista subisce da parte di mercenari rimasti al verde perché non ricevono più la paga. Ma a destare l’interesse del lettore sono soprattutto le vicende che dipingono le condizioni di vita di un’epoca remota in grande fermento. Epoca che, tra le altre cose, vede la nascita della leva obbligatoria, con tutto ciò che, tristemente, ne consegue.
Le interviste audio integrali a Luca Giarelli, Tommaso Baresi e Silvia Bonù verranno trasmesse durante la prossima puntata di VocePRESENTE, in onda alle 10:10 di venerdì 10 maggio. Il podcast della puntata si potrà poi ascoltare sul nostro sito, dalla pagina della trasmissione.
Darfo B.T., Centro Congressi, 3 aprile 2024. È un evento infrasettimanale: “Avreste potuto essere su Netflix, invece avete scelto di essere qui.” Giampietro Ghidini si rivolge agli adulti: dopo avere incontrato circa 300 ragazzi al mattino, ora è il turno di genitori ed educatori. In sala è tutto pronto, l’affluenza è buona. Lo tratteniamo ancora un attimo ai nostri microfoni:
Giampietro Ghidini parla con cognizione di causa. La realtà di cui è presidente – la Fondazione Ema PesciolinoRosso – l’ha fondata pochi giorni dopo la morte del figlio. L’Ema (Emanuele) contenuto anche nel nome della fondazione, che la sera del 24 novembre 2013 è annegato: “Si era tuffato nel fiume dopo avere preso una droga sintetica con degli amici maggiorenni ad una festa.”
Raccontare la vicenda è funzionale a comprendere da dove è partito un viaggio lunghissimo, che negli ultimi dieci anni l’ha portato ad incontrare, insieme ad altri testimoni, circa 200.000 giovani ed altrettanti genitori, con 2.180 incontri tenuti da lui personalmente.
Quello di stasera è promosso dal Comune di Darfo Boario Terme in collaborazione con l’Associazione Il Pellicano APS, di cui intervistiamo il Presidente, Emanuele Pizzatti. Pizzatti ci racconta di come la sua visione degli incontri di prevenzione sia cambiata nel corso degli ultimi 15 anni. E di come è rimasto colpito dalla capacità di comunicare di Ghidini e di Carolina Bocca, che questa sera lo accompagna, e che manchiamo per un pelo.
Un’unione di forze quindi, che oltre a portare un augurio ai giovani – alcuni dei quali stamattina connessi via streaming a causa dei disagi del traffico in alta valle – ha trasmesso un messaggio di serenità ai genitori. Della serenità abbiamo chiacchierato con Ghidini, ipotizzando si tratti di un valore. Interessante invece la sua visione: “più che un valore è la conquista quando dentro di me ho dei valori”. Ai ragazzi lui di valori ne indica sempre 3: il rispetto, la verità e la legalità.
E dai tanti incontri emerge anche un altro aspetto: la mancanza di fiducia dei ragazzi nel futuro. Una fiammella, il desiderio di vita, che Ghidini augura loro di accendere. Senza arrendersi a un mondo in cui gli adulti vogliono insegnare com’è la vita. Lui sprona i giovani a mettere tutto in discussione, cercando sé stessi. Combattendo, senza arrendersi alla frustrazione. E credendo nei propri sogni.
Le interviste complete ad Emanuele Pizzatti (Il Pellicano) e Giampietro Ghidini (PesciolinoRosso) si potranno ascoltare durante la puntata di VocePRESENTE in onda venerdì 12 aprile, alle 10:10 di mattina. Il podcast verrà poi pubblicato sulla pagina della trasmissione.
24 marzo 2024. Siamo in un camerino, al piano superiore del Centro Congressi di Boario. Manca poco al concerto, anzi: a quest’ora dovrebbero già essere tutti sul palco. Eppure, ci attardiamo con quest’intervista. Perché, se domandare è lecito, rispondere è cortesia. E di cortesia, nonostante lo chiamino “il guerriero”, Omar Pedrini è ben munito. La gestisce con il sorriso, con gli occhi grandi e liquidi, con la postura da gigante buono. E, soprattutto, non è avaro di ricordi.
Chiunque s’accinga ad intervistare qualcuno mentalmente formula una preghiera: “ti prego, fa’ che mi racconti qualche aneddoto!” In questo caso, cadiamo decisamente in piedi. Pedrini ama snocciolare gli eventi che lo legano alla Valle Camonica. I concerti che in questi lunghi 35 anni di carriera l’hanno portato anche nella terra delle incisioni rupestri. Le cita senza nominarle, con la stessa naturalezza con cui, tra una canzone e l’altra, rievoca Neruda. Procede per suggestioni. Scopriamo così che è qui che ha imparato a sciare, a dieci anni. E che ad affascinarlo – oltre agli amici del Bar Sport e alle scorribande enogastronomiche – c’è anche quest’indole indomita di antichi popoli che, a modo loro, si sono fatti valere. Lo spirito guerriero, appunto.
Della stessa pasta, dolce e temprata insieme, farà sfoggio sul palco. Quando si abbasseranno le luci, le centinaia di persone presenti in sala accarezzeranno con lui la chitarra. Ripercorreranno i grandi successi che, dagli anni Novanta ad oggi, hanno coronato il suo percorso artistico. Canteranno, si emozioneranno. Ma ora lui è ancora solo, con noi, davanti al registratore. Non sembra a disagio: ha l’aria di uno che ama la compagnia – quando è buona – tanto quanto la solitudine. Forse è qualcosa che si apprende con la malattia. Forse invece è una caratteristica che uno si culla dentro, come un’Ave Maria, oppure una lettera ai propri genitori. Scritta e mai spedita.
Ride, quando serve. Gli sorridono gli occhi quando racconta dei primi anni Novanta. Di quel concerto a Malonno di cui ancora serba memoria. Sul palco parlerà anche di quella volta che con lui si era esibito il coro Voci dalla Rocca. Del coro confonderà il paese, è vero. Ma rimedierà subito restituendo al pubblico la commozione provata nel riascoltare la registrazione durante la convalescenza. La valle in qualche modo gli deve essere entrata sotto la pelle.
Un po’ come l’Oglio, che paragona al Gange. Del resto, chi può definire la sacralità di un corso d’acqua se non chi lo vive e, come suggerisce lui, “ci si abbevera”? Ecco, quando si racconta così proprio non si capisce dove arrivi lo scherzo e dove si faccia strada la serietà. Probabilmente è perché coesistono, nelle sue parole così come nella pletora di emozioni che riesce a portare sul palco. C’è anche da dire che, poco prima d’iniziare la nostra intervista, nei camerini abbiamo trovato una bara di legno. Retaggio di chissà quale provino e spettacolo. È bastata quella per rendere subito tutti amici: di fronte al Fato, le inezie di ogni giorno spariscono. Avanzano le cose piccole e degne di nota. Spaccare la legna per dimostrare amore a qualcuno, salutare gli amici che vengono da lontano, tenere da parte una maglietta per il figlio di un fan.
E poi ci sono i motori. Anche il rally in qualche modo ce l’ha nel sangue. “Mio padre Roberto è stato per 20 anni Presidente del team Mille Miglia di rally”. Il rombo dei motori nel tempo è cambiato di poco. Ed è lo stesso suono, aggressivo e morbido insieme, che ha accolto Pedrini nel pomeriggio. A Breno, per le premiazioni del Camunia Rally, dove ha consegnato i trofei scendendo come un gatto dal palco, una coppa per mano. “So che vi aspettavate due belle ragazze, e invece…”
E invece è arrivato lo Zio Rock. In carne ed ossa, ma con tanto spirito. Dove per spirito non intendiamo la bevanda, quanto la capacità di cercare la spiritualità anche dove può sembrare meno comune. In un giro di carte con gli amici o una serata di solidarietà voluta dalla Famiglia Zagami della New Turbomark Rally Team per le cooperative Azzurra e Arcobaleno. Nel chiudere gli occhi, con delicatezza e profondità, mentre presta la propria voce a “Redemption Song”. La canzone che Bob Marley ha scritto da malato, portandola al mondo mentre perdeva anche i dreadlock. Di cose da raccontare, di questa chiacchierata con Omar Pedrini, ce ne sarebbero davvero ancora tante… Ma è ora di salire sul palco, insieme all’incredibile voce di Davide Apollo e all’altrettanto incredibile talento del giovane chitarrista Simone Zoni.
Scivoliamo fuori dal camerino tenendoci addosso la piacevole sensazione di esserci seduti al bar con un uomo. Come se al posto del registratore avessimo avuto davanti due bicchieri di rosso e qualcosa da sgranocchiare. Magari proveniente proprio dalla sua tenuta, la stessa che aprirà ufficialmente al pubblico tra poco, pochissimo. Ci teniamo stretto il piacere d’aver chiacchierato con qualcuno che ha ancora voglia “di contarla su”, come si direbbe da noi. In fondo, è proprio questo il bello di parlare con lo Zio Rock.
L’intervista completa ad Omar Pedrini – e all’equipaggio vincitore della decima edizione del Camunia Rally – si potrà ascoltare durante la puntata di VocePRESENTE in onda alle 10:10 di venerdì 5 aprile. Il podcast verrà poi caricato sulla pagina della trasmissione.
La settimana a Darfo Boario Terme è iniziata con l’avvio di tre nuovi importanti cantieri: a Darfo si procede con la riqualificazione di Palazzo Zattini, che diverrà la nuova scuola di formazione sanitaria, a Corna sono in corso quelli delle Scuole medie Ungaretti, che vedranno la messa in sicurezza dell’immobile, mentre, sempre a Darfo, sono iniziate le opere all’ex Conventone per la realizzazione della nuova biblioteca con aula studio.
Se per i primi due cantieri non vi sono particolari interferenze con la viabilità pubblica, per il cantiere di via Quarteroni il Comune di Darfo Boario Terme ha annunciato di aver modificato viabilità e parcheggi dell’area.
Al fine di poter realizzare la prima fase dei lavori, si è reso infatti necessario posizionare ponteggi e attrezzature sulla via, con conseguente restringimento della carreggiata. Istituito quindi un senso unico di marcia su via Quarteroni nella direzione sud-nord per tutta la durata del cantiere, ovvero per circa un anno.
L’area di cantiere è stata allestita nel parcheggio antistante, in Piazza Petrarca, sottraendo di conseguenza preziose aree di sosta. Nella Piazza, inoltre, è stata istituita la sosta regolamentata con disco orario della durata di mezz’ora, da lunedì a sabato dalle 7:00 alle 20:00.
Tornando a Palazzo Zattini, progetto reso possibile da un fondo PNRR da 1,5 milioni di euro, il Centro per la formazione delle professioni sanitarie prevede non solo il percorso di studi di infermieristica, ma un luogo di crescita e aggiornamento dei professionisti del settore, all’interno del quale organizzare stage e seminari, anche nell’ottica di una forma alternativa residenziale e turistica della cittadina termale.
Le celebrazioni del 4 novembre si concludono oggi a Boario terme con il ricordo della 33ª Divisione “Acqui”, una delle Grandi Unità del Regio Esercito nella seconda guerra mondiale, dissolta dalle forze armate tedesche durante l’eccidio di Cefalonia, nel quale caddero anche 23 camuni.
Parteciperanno alla commemorazione del loro sacrificio gli alpini, l’associazione combattenti e reduci, paracadutisti, bersaglieri, fanti, marinai, autieri e avieri, Anpi, Fiamme Verdi, Anei, carabinieri, polizia e Associazione mutilati e invalidi di guerra. Alla cerimonia, con alzabandiera alle 9:45 presso il monumento alla presenza del presidente provinciale della D. Acqui Celestino Violini, parteciperà anche la Fanfara di Vallecamonica. Alle 11:00 la messa nella chiesa di Boario.
Il Comune di Darfo Boario Terme in occasione delle celebrazioni ha voluto riqualificare alcuni monumenti posizionati nelle frazioni come segno di presenza e attenzione a chi nel passato si è sacrificato: oltre alla sistemazione del monumento della Divisione Acqui a Boario, sono stati riqualificato il monumento ai caduti di Erbanno, e lastra in memoria di Antonio Lorenzetti. Concluso anche il restauro, programmato dalla precedente amministrazione, del monumento ai caduti di Montecchio.
Dal 12 al 14 ottobre Darfo Boario Terme ospiterà la seconda edizione della conferenza internazionale sul termalismo dal titolo “Th.I.Co. 2023 – Thermalism: international conference”. Un appuntamento di rilievo promosso da F.I.R.S.Thermae con il Comune di Darfo e il Consorzio Turistico Thermae & Ski Valle Camonica per fare il punto sul settore, riconoscendone l’importanza anche con una giornata scientifica (quella di sabato) che sarà valida per l’aggiornamento professionale di medici, infermieri e fisioterapisti.
Obiettivo primario dell’evento è quello di far interagire tra loro i principali attori che operano nel Termalismo tra cui accademici, professionisti sanitari, imprenditori e classe dirigente politico-amministrativa tramite confronto anche con altre realtà termali europee come la Germania, in modo da porre le basi per uno sviluppo innovativo del settore anche grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali. Al centro della tre giorni temi come il ruolo del turismo medico in ambito europeo, l’uso delle cure termali nella gestione del long Covid, la relazione tra medicina termale e riabilitazione nel post-pandemia e molti altri.
Nelle tre tavole rotonde sarà possibile confrontare alcune realtà termali italiane con quelle europee e ci sarà la presentazione di un progetto di alta formazione in ambito interdisciplinare termale di rilievo internazionale. Si inizierà nel salone Igea del Parco termale giovedì alle 16:30, e si proseguirà sempre alle Terme venerdì dalle 9:30 fino a sera. Sabato la giornata conclusiva sarà nel Centro congressi: si parlerà di prospettive nella ricerca medico-termale.