È fissata per il 18 ottobre la prima udienza del processo d’appello per il caso Ziliani, il delitto di Temù del maggio 2021. Mirto Milani, condannato all’ergastolo per omicidio e occultamento di cadavere – come Paola e Silvia Zani, le figlie della vittima – è stato trasferito recentemente dal carcere di Brescia a quello di Bergamo e per lui è iniziato l’iter di ammissione al programma di giustizia riparativa, che, tra i vari passaggi, prevede anche la ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità.
Per questo Mirto Milani avrebbe espresso la volontà di incontrare i parenti dell’ex vigilessa di Temù, ma la madre e i due fratelli di Laura Ziliani, non credendo a un autentico pentimento da parte del ragazzo, non hanno acconsentito alla richiesta e non hanno alcuna intenzione di avere un faccia a faccia con Mirto.
La ferita della famiglia rimane dolorosamente aperta, dopo oltre 3 anni. In Tribunale Mirto, Paola e Silvia hanno confessato di aver strangolato Laura a mani nude, dopo averla stordita con benzodiazepine, e di avere seppellito il corpo sul greto del fiume Oglio.
Venerdì si tornerà in aula, e lo faranno anche i parenti della vittima, perché dopo le tre condanne all’ergastolo in primo grado i difensori hanno fatto ricorso in appello, chiedendo una nuova perizia psichiatrica per ciascuno dei componenti di quello che è stato definito dai giudici un “trio criminale”.
In primo grado Paola, Silvia e Mirto sono stati dichiarati capaci di intendere e volere: la nuova perizia, secondo i legali, servirebbe per provare ad individuare le responsabilità dei singoli. Il processo non si concluderà in un’unica udienza in quanto uno dei tre avvocati degli imputati ha avanzato richiesta di legittimo impedimento e non potrà intervenire.