Lunedì notte, quando in alta Valle si lavorava per far fronte all’esondazione del fiume Oglio seguita al forte temporale, i sindaci di Ono San Pietro e Cerveno, Elena Broggi e Marzia Romano, erano a loro volta in prima linea per monitorare con i tecnici la colata detritica scaricata dalla Concarena durante la bomba d’acqua, che ha causato l’esondazione del torrente Blé.
Lo stesso corso d’acqua che il 6 agosto 2019 aveva provocato un’alluvione tra Ono e Cerveno, all’altezza della ciclopedonale. I danni due anni fa furono davvero ingenti, tanto che il Consiglio dei Ministri ha riconosciuto lo stato di emergenza, erogando finanziamenti per 4 milioni di euro.
Recentemente è anche stato stretto l’accordo di programma con il Politecnico di Milano e Regione volto allo studio dei sempre più frequenti eventi di colata. I sindaci Romano e Broggi hanno reso noto che tali rilievi stanno evidenziando un movimento di frana a valle della “Tavola” di circa 6 -10 centimetri all’anno, per un volume di possibile colata stimato tra 400 mila e 1,5 milioni di metri cubi. Una situazione di instabilità e rischio, che interessa in maggior modo le aree agricole e boscate più prossime all’asta del Blè.
“Non è nostra intenzione diffondere il panico ma, anche in funzione di eventi metereologici devastanti come quelli che sempre più spesso si manifestano, è giusto che la popolazione sia consapevole del grave problema che stiamo cercando di affrontare nel miglior modo possibile, anche a seguito del riconoscimento dello stato di emergenza” scrivono le due sindache in una nota congiunta, voluta soprattutto dopo le critiche definite “da bar“, giunte nei due Municipi da più parti, e i dubbi sollevati da cittadini e “leoni da tastiera” sulla qualità dei lavori in corso.
“Un team di cinque tecnici di elevata e riconosciuta professionalità e competenza (per i quali ci sentiamo di chiedere il massimo rispetto a chi di competenze in materia non ne ha) in stretta condivisione con Regione Lombardia ed i Comuni, ha progettato i numerosi interventi che interesseranno tutta l’asta del torrente” aggiunge la lettera, in cui si rende noto che le primissime opere sono già in essere, e che il dissipatore a protezione dell’abitato di Ono San Pietro in questi giorni ha già fatto la sua parte e la briglia in corrispondenza del guado sulla ciclabile alta ha ben trattenuto circa 50 mila metri cubi di materiale che diversamente, vista la potenza, avrebbero spazzato via il ponte militare a valle e riproposto la grave situazione del 2019.
“Certamente se tutti gli interventi previsti fossero stati già eseguiti – solo a titolo di esempio la grandissima vasca di accumulo in territorio di Ono San Pietro a monte del guado e la difesa spondale con innalzamento degli argini – lunedì non si sarebbe verificata la fuoriuscita di acqua e fango dall’alveo” ammettono le amministratrici. “Confidiamo di cantierare nei prossimi mesi tutte le opere mancanti , almeno otto, per importi superiori a 3,5 milioni di euro” concludono Romano e Broggi nella nota, e nel contempo ribadiscono la loro disponibilità ed il massimo sforzo a tutela dell’incolumità di tutti. Tant’è che le procedure urgenti di ripristino del corso dell’ acqua in alveo e sgombero del materiale sono state avviate ed eseguite la notte stessa del disastro, tra lunedì e martedì.