Compare anche un’azienda camuna nelle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza di Brescia, che hanno condotto due differenti operazioni di polizia giudiziaria sul corretto utilizzo dei crediti fiscali detti “Dta – Deferred Tax Assets”, e che hanno portato, su delega della Procura, ad eseguire due provvedimenti di sequestro preventivo d’urgenza di oltre 33 milioni di euro di crediti d’imposta ritenuti falsi.
I Dta sono una tipologia di credito d’imposta che nasce per fruire anticipatamente di perdite fiscali e/o deduzioni non utilizzate, agevolandone il “recupero” non attendendo utili futuri. Un meccanismo che permette di garantire risorse a chi investe e non riesce a mettere i suoi investimenti a frutto nell’immediato.
Ma che, se utilizzato con scopi illeciti, può anche generare crediti fiscali cedibili un numero illimitato di volte e rendere almeno il 50% del valore a chi lo ha creato tramite dichiarazioni dei redditi e dichiarazioni integrative false. A facilitarne questo uso sono i tempi lunghi di verifica delle aziende interessate e dei presupposti per la concessione dei crediti d’imposta.
Le indagini, condotte dalla Compagnia di Brescia e dalla Compagnia di Breno (con il supporto dell’Agenzia delle Entrate), hanno riguardato due filoni: in uno di questi è rimasta coinvolta un’azienda della Vallecamonica, operativa nel settore delle lavorazioni meccaniche e che, poco prima della sua liquidazione giudiziale, aveva generato crediti di questo tipo per tredici milioni di euro, poi ceduti ad una società riconducibile allo stesso rappresentante legale che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, era riuscito già a monetizzare 600mila euro.
Le indagini proseguono per individuare gli autori della frode e mapparne i profitti indebitamente conseguiti e, parallelamente, sui soggetti che hanno già compensato i crediti la cui origine è stata accertata come fittizia per valutarne la consapevolezza in fase di acquisto degli stessi.