L’incidente di lunedì mattina in cui, a Ono San Pietro, ha perso la vita Michele Bernardi, ha riacceso i riflettori sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. E la provincia di Brescia si trova sul triste podio delle province lombarde più pericolose per i lavoratori.

In tutta la Regione nel corso del 2024 le vittime sul lavoro sono state 182 (dieci in più rispetto all’anno precedente), per una media di quindici al mese, con un rischio di infortunio mortale di 29,1 vittime per milione di occupati, inferiore rispetto alla media nazionale del 34,1.

Il Bresciano è secondo solo a Pavia: a stabilirlo un report dell’Osservatorio Vega di Mestre, che ha elaborato una mappatura del rischio rispetto all’incidenza della mortalità, suddividendo la Lombardia in zone bianche, zone gialle e zone rosse.

La nostra regione conta due zone rosse, quindi con alto rischio: Pavia, con un’incidenza di mortalità pari a 67,7 e Brescia, appunto, con un’incidenza di 58,3. Meglio la vicina provincia di Bergamo, inserita in zona bianca, con un’incidenza di 24,4. La provincia di Brescia è seconda anche per numero di decessi totali, 41, dietro a Milano.

Aumentano anche le denunce di infortunio: 110.050 in tutta la Regione, di cui 15.279 nel Bresciano, anche in questo caso secondo, dietro a Milano. Numeri che sottolineano un’emergenza e una necessità, quella di continuare a fare prevenzione sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro su più fronti, uniti per fermare quello che è un fenomeno che non si può ignorare.

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