Il fumo si dissolve, ma lentamente. E dallo sfondo appaiono i contorni, sempre sfumati, delle decorazioni di sala. Sul caminetto in alto a destra c’è un ciocco di legno: a detta degli artisti, è comparso all’improvviso durante le prove. Siamo al Castello di Gorzone, sabato 29 giugno, e l’atmosfera è cangiante e imprevedibile.

Nell’aria vibrano suoni di pietra. Del lavoro di scalpello, trapano, martello e altri ferri del mestiere. Campionati, sintetizzati e riprodotti al momento, portano il pubblico in un limbo di sonorità. E per non sprofondare nella nebbia, lo spettatore s’aggrappa alle associazioni mentali che ha consolidato dentro di sé.

Mentre Milena Berta spacca il blocco di pietra simona, Alessandro Pedretti ne raccoglie i frammenti acustici. Li mixa a rumori di cave, performance e studi precedenti. È la colonna sonora di una live performance profondamente immersiva. Forse non semplice da comprendere, ma altamente impattante. E se il gesto è chiaro e pulito – la pietra che si rompe sotto lo scalpello, i frammenti che, come matite, tracciano nuove linee su una lastra metallica – il lato sonoro resta altamente interpretabile.

Improvvisamente non si è più al castello e nemmeno in una cava. Ma in una ricerca acustica dagli echi pinkfloydiani. O nel gioco di specchi e rimandi di Bohemian Rhapsody. C’è chi tra i rumori di strumenti e della pietra lavorata ritrova una voce in controcanto, maschile. Ma è solo un’impressione. Chiudendo gli occhi, prima che il suono muti, si può benissimo far correre la fantasia a pellicole cinematografiche.

E qui gli anni Ottanta entrano con prepotenza. La mente fa un balzo all’indietro così verosimile che ci si aspetta che un Alan Rickman o Rutger Hauer facciano il loro ingresso nella stanza. O che Hal 9000 stesso prenda la parola, accompagnato dai motteggi del robot C1-P8.

breve estratto dell’intervista ad Alessandro Pedretti

Ma a monte di tutto questo c’è stata anche una parte scientifica. Prima che le porte della sala dal grande focolare si aprissero e il pubblico iniziasse a fluirvi. Per dare un’età e una descrizione tecnica alla pietra simona – la cui presenza storica in Valle Camonica è ampiamente testimoniata dalle dimore federiciane – ha preso la parola Fabio Alberti.

Alberti, geologo, ha raccontato il viaggio, lungo pari ad un’odissea nello spazio, di questo minerale dal colore viola carico, duro e resistente. Abbastanza difficile da lavorare. Una storia di sabbie di fondale anticamente percorse da forme di vita striscianti, anellidi. Che alla futura pietra hanno lasciato in dono l’effetto scanalato.

breve estratto dall’intervista a Fabio Alberti
Fabio Alberti

Negli ultimi anni Alberti ha collaborato a più riprese con il duo Berta-Pedretti. A partire dal progetto La Memoria delle Pietre, evolutosi poi nel festival Stones. È almeno dal 2018 che la Valle Camonica vede impegnati la scultrice e il sound designer nella ricerca di ridare voce alle pietre locali. Ma l’idea di farle percepire in una performance multisensoriale (che prende forma sotto gli occhi dei presenti) è più recente.

Questo spettacolo di performing art rientra nel progetto molom, acronimo di “Musica Organica Legata all’Osservazione del Movimento”. Un percorso che da un anno li vede impegnati, fuori valle e all’estero. Impegnati e apprezzati, tanto da vincere anche il premio “Miglior Teaser 2023” di TuttoTeatro.com con il video “Frammenti di una matrice pronta a esplodere”. Definizione che costituisce anche il sottotitolo di molom e che prova, se possibile, a sintetizzarne l’anima.

Un atto che risulta davvero difficile. Quando l’arte si fa performance e rompe le barriere fra le discipline, apporvi un’etichetta non è mai cosa semplice. Lo spettatore, per quanto affascinato e coinvolto nella mezz’ora di suono-scultura, rischia di perdersi in cerca di risposte. È il vecchio gioco della mente, che impone di comprendere e schematizzare ogni passaggio.

Proviamo allora a riassumerne i punti salienti: la pietra viene lavorata con strumenti antichi e moderni; si spacca sotto gli occhi del pubblico; i frammenti stessi divengono protagonisti di una nuova opera inedita. Un processo materico al quale si arriva più per udito che per vista, restando continuamente immersi in stimoli sonori cangianti, dettati dalla lavorazione del momento e mixati a registrazioni precedenti. Con tecniche analogiche e digitali che si fondono, elaborando in tempo reale gli strati sonori. In un confine tra i mondi artistici che Berta e Pedretti hanno da tempo imparato a infrangere.

L’evento è stato curato dall’Associazione LOntano Verde in collaborazione con il Comune di Darfo Boario Terme e la Comunità Montana di Valle Camonica.

Le interviste integrali a Milena Berta, Alessandro Pedretti e Fabio Alberti si potranno ascoltare nella puntata di VocePRESENTE in onda alle 10:10 del 12 luglio su Radio Voce Camuna. L’episodio sarà poi disponibile sul nostro sito, alla pagina con lo storico della trasmissione.

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