Solo una settimana fa Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, nel suo messaggio di fine anno accennava al rischio spopolamento delle aree interne e montane, sottolineando la necessità di tutelare questi luoghi lontani dai centri urbani.

Oggi, invece, giunge la notizia che anche quei pochi fondi rimasti ai cosiddetti “piccoli Comuni” sono stati azzerati con la Manovra 2025. Nel 2024 i contributi erano già stati tagliati e ridotti a 59mila euro l’anno; ora, invece, il fondo da cui provenivano, ovvero quello nazionale per gli investimenti e la messa in sicurezza del territorio degli enti sotto i mille abitanti, è stato cancellato.

Inoltre, è stato annullato anche il finanziamento che dal 2019 aveva garantito 50mila euro l’anno per i Comuni sotto i 5.000 abitanti a favore della transizione energetica. Soldi in meno vuol dire meno disponibilità per le opere pubbliche, dalla sistemazione degli edifici a quella delle strade, fino agli interventi di efficientamento energetico.

La scure, nel Bresciano, si abbatte su 22 Comuni, per un totale di un milione e 300mila euro in meno di finanziamenti. Con questi tagli dovranno fare i conti in particolare tredici Amministrazioni della Vallecamonica, il territorio più colpito nel Bresciano: sono i Comuni di Braone, Cerveno, Ceto, Cimbergo, Incudine, Losine, Lozio, Monno, Ono San Pietro, Paisco Loveno, Paspardo, Saviore dell’Adamello e Vione.

A lanciare l’allarme è stato l’Uncem (Ente Nazionale Comuni Comunità Montane), che chiede al Parlamento di intervenire individuando i fondi per i Comuni fino a 15.000 abitanti e con azioni specifiche verso i Comuni con meno di mille abitanti.

“Questi fondi rappresentavano una boccata d’ossigeno per territori già fragili, che lottano quotidianamente contro spopolamento, carenze infrastrutturali e difficoltà economiche”, ha spiegato Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem, “è una scelta discutibile, che rischia di compromettere ulteriormente il futuro di tanti piccoli paesi italiani. Questo taglio non solo penalizza le Comunità montane, ma avviene nel silenzio generale, come se non interessasse a nessuno. Nessuna forza politica, infatti, neanche tra l’opposizione, ha espresso perplessità o proteste rispetto a questo ulteriore taglio ai piccolissimi Comuni che vedono ridurre sempre più i trasferimenti da parte dello Stato centrale, in barba a tutte le chiacchiere sulla Strategia nazionale per le aree interne e il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

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