La mattina del 19 ottobre prossimo il cosiddetto “trio criminale” composto dalle sorelle Silvia e Paola Zani e da Mirto Milani, compagno di Silvia, tornerà in aula per il processo d’appello sull’omicidio di Laura Ziliani. I tre, nel dicembre scorso, in primo grado hanno ottenuto la condanna all’ergastolo per aver ucciso l’ex vigilessa di Temù, madre di Silvia e Paola, il cui corpo è stato rinvenuto dopo tre mesi di ricerche vicino al fiume Oglio.
I tre legali che seguono separatamente i tre imputati puntano sulla richiesta di una nuova perizia psichiatrica, oltre che sull’eliminazione o riduzione dell’isolamento diurno, previsto per la durata di sei mesi. I legali non vogliono negare la responsabilità di quanto compiuto, ma chiedono di rivedere le condizioni psichiatriche su ciascuno dei tre imputati, che non vogliono essere considerati parte di un gruppo.
Gli avvocati insistono, nelle poco più di cento pagine di documenti presentate insieme alla richiesta di ricorso, sul fatto che in primo grado non sia stata tenuta in considerazione la responsabilità del singolo: il legale di Paola Zani, ad esempio, evidenzia il fatto che non si siano analizzate né “la situazione in essere” né “le problematiche personali” della sua assistita e quanto potrebbero aver inciso nella partecipazione al reato.
Le legale di Silvia Zani punta invece l’attenzione sulla necessità di distinguere tra mentalità di gruppo e mentalità del singolo, mentre il difensore di Milani sostiene la necessità di una nuova perizia per definire e graduare le responsabilità dei singoli imputati.