Una chiesa gremita, sabato pomeriggio, ha dato l’addio a Roberto Comelli, il 42enne ucciso a Provaglio d’Iseo nella notte di Capodanno. Nei giorni scorsi, dopo l’autopsia sul corpo della vittima, è stato dato il nulla osta ai funerali dell’uomo, a cui hanno partecipato centinaia di persone, a testimonianza di una comunità ancora sconvolta per quanto accaduto una decina di giorni fa.
“Sperimentiamo dolore per un atto tra i più violenti: togliere la vita”, ha detto don Giovanni Gritti, parroco di Provaglio d’Iseo, durante l’omelia, “molti non supereranno facilmente questa terribile esperienza di vite sconvolte. Pensiamo anche a chi ha ucciso, pensiamo alla sua famiglia”.
Il parroco ha poi invitato i fedeli ad andare “alla radice” del malessere e della violenza che ci circonda: “Non basta non uccidere, ma in tanti siamo a rischio di trovarci in situazioni che portano al gesto estremo. Violenza nel linguaggio, nel vivere nelle parole. Dobbiamo risanare il cuore alla radice, superare la rabbia. Dalle parole urlate si giunge alla lite, quindi ai fatti. A noi qui è successo e questo deve essere di monito a vincere la violenza che portiamo dentro, tra disagio, rabbia e mancanza di controllo”.
Matias Pascual, 19enne di Prevalle e reo confesso dell’omicidio, si trova nel carcere di Bergamo: è stato lui a sferrare il colpo mortale a Comelli, che stava cercando di entrare (sembra per cercare il figlio) a una festa che un gruppo di ragazzi aveva organizzato nel Centro Civico del paese. Gli inquirenti, ora, starebbero cercando di capire se si sia verificata una lite tra Comelli e alcuni ragazzi presenti alla festa qualche ora prima del fatto ed a cui avrebbe assistito il nipote della vittima.
[Foto da Giornale di Brescia]