La parola tenacia non fa propriamente rima con Rigali, eppure sono più vicine di quanto si possa pensare. In effetti, la storia di Roberto Rigali dimostra che con la tenacia, appunto, si può arrivare lontano e raggiungere obiettivi incredibili. Se ne sono accorti anche gli organizzatori del Premio Internazionale Fair Play Menarini, la cui 28esima edizione è andata in scena il 3 e 4 luglio scorsi a Firenze e Fiesole.

Il premio, istituito per riconoscere il valore dei grandi campioni e campionesse dello sport italiano che nel corso delle loro carriere sono stati modelli virtuosi di fair play in campo e nella vita, quest’anno è andato infatti anche al bornese.

Roberto Rigali è stato in particolare premiato nella categoria “Tenacia e Fair Play”, tenendo conto della sua storia agonistica. Nel 2011, dopo un passato da atleta di sci alpino, Rigali si avvicina al mondo dell’atletica leggera; due anni dopo la prima di una lunga serie di medaglie, fino ad ottenere nel 2018 e 2019 due secondi posti negli Assoluti italiani.

La svolta giunge nel 2023, con l’argento nella staffetta 4×100 ai Mondiali di Budapest con Marcell Jacobs, Filippo Tortu e Lorenzo Patta, senza dimenticare il pass per le Olimpiadi di Parigi strappato a Nassau qualche settimana fa. Il tutto, da non professionista: Rigali è stato arruolato nei Carabinieri solo nel dicembre scorso. Tutti i risultati raggiunti fino ad allora sono stati frutto di sacrifici, sforzi e, appunto, tenacia.

Ecco che, allora, il premio ricevuto la settimana scorsa (ultimo di una lunga serie, tra cui l’Oscar dello sport bresciano, il titolo di “camuno dell’anno” di Teleboario e il Coni Lombardia Award) è più che azzeccato. “Sono molto emozionato di ricevere questo premio, visto i grandi campioni premiati in passato e quest’anno”, sono state le sue parole durante la cerimonia di consegna, “vestire, poi, la divisa del mio gruppo sportivo è un onore e mi permette di fare del mio sport una professione vera e propria: sono molto, molto contento di tutto questo”.

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