(Foto di Visit Lake Iseo)

Gli uliveti del Sebino, bresciano e bergamasco, non se la passano bene: sul 90 per cento di essi si registra la presenza di una serie di organismi nocivi che hanno determinato ingenti perdite produttive nell’ultimo triennio, soprattutto in termini di resa, ovvero la quantità di litri di olio ottenuti ogni quintale di olive.

Qauesto per le piante è il periodo della potatura e per la prima volta la Regione Lombardia, al fine di tutelare l’intero areale olivicolo lombardo, ha diramato un documento che contiene le misure fitosanitarie per la combustione del materiale risultante dalle potature degli ulivi.

Autorizzando la bruciatura delle ramaglie si cerca così di far fronte all’ulteriore diffusione di parassiti e organismi infestanti, che svernano nelle parti legnose degli olivi o sono comunque associati ai rami.

Previa segnalazione alle Comunità Montane di competenza territoriale, possono dar fuoco alle ramaglie sia gli hobbisti che i titolari di aziende agricole. Gli esperti giudicano questa procedura un metodo efficace per ostacolare la diffusione di batteri, funghi e insetti, che sicuramente permette di limitare l’utilizzo di agrofarmaci per il contrasto.

La misura fitosanitaria regionale, viene specificato, è valida anche per i territori compresi nel disciplinare di produzione della denominazione di origine controllata dell’olio extravergine di oliva Laghi lombardi, di cui fanno parte anche Sebino e Franciacorta.

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