Dagli atti dell’indagine sull’omicidio di Laura Ziliani avvenuto, come ormai pare accertato, nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2021, emerge la descrizione di una fossa scavata nel terreno che, secondo chi indaga, si trovava boschi di Temù, vicino al fiume Oglio, con l’intento di nascondere – forse per sempre – il corpo senza vita dell’ex vigilessa. Sarebbe stata realizzata dai suoi assassini la notte stessa del delitto, ma poi non sarebbe stata utilizzata. Lo riporta il Giornale di Brescia di oggi.
La fossa venne identificata dai carabinieri già nelle settimane dopo l’arresto dei presunti responsabili dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere di Laura Ziliani: le figlie Paola e Silvia Zani e il fidanzato di una di loro, Mirto Milani.
E c’è dell’altro: la stessa cella telefonica venne agganciata la sera del 7 maggio 2021 dai cellulari del “trio criminale” come viene definito dagli inquirenti. Lo smartphone del ragazzo però sarebbe rimasto spento tra la notte e il mattino del sabato 8 maggio, nell’arco temporale in cui, come riferito dal medico legale dopo le analisi sul corpo della 55enne, avvenne l’inumazione del cadavere. Che in quel momento fosse lui al fiume a compiere il terribile rito della sepoltura della vittima?
Il corpo venne trovato tre mesi più tardi, ad agosto, disseppellito da una piena, e il medico legale poté accertare ciò che fino a quel momento era stato solo ipotizzato: la 55enne era stata stordita con dei farmaci e poi soffocata con un cuscino sul volto, quindi posizionata tra le sterpaglie nei pressi dell’Oglio a Temù con indosso soltanto l’intimo.
I tre indagati, che sono in carcere dal 24 settembre scorso, a breve potranno decidere di farsi interrogare o di depositare una memoria scritta, poichè le indagini sono state dichiarate chiuse da ormai una ventina di giorni. Ma finora i tre giovani – Silvia e Mirto hanno 27 anni, Paola solo 19 – non hanno mai rilasciato dichiarazioni né tantomeno confessioni.