La scoperta è stata fatta domenica pomeriggio dalle Guardie volontarie provinciali e dai colleghi dell’Arci Caccia di Brescia.

Avvistata nel Sebino una gigantesca rete abusiva.

Sarebbe stata tesa nei giorni scorsi nella parte settentrionale del lago d’Iseo, tagliandolo in due, da Marone all’isola di San Pietro. I pescatori di frodo avevano posizionato ben tredici reti a maglie di tre centimetri e alte tre metri, tutte senza codice identificativo, che, unite, componevano un tramaglio della lunghezza di almeno 700metri, lasciandolo invisibile e privo di segnalazioni.

Una trappola che ha imprigionato circa trecento chili di pesci di diverse specie, anche protette, come coregoni e gamberi autoctoni, oltre ad agoni, trote lacustri e persici, trovati domenica già in larga parte morti e all’inizio del processo di putrefazione.

La rete, che era lì da qualche giorno, era stata abbandonata probabilmente perché gli autori del gesto temevano di essere scoperti da agenti e operatori, molto impegnati in questi giorni per proteggere la campagna di ripopolamento del coregone.

Ora sul Sebino si  indaga per risalire agli autori di questa strage di pesci.

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