Il progetto di fattibilità per rimuovere la montagna di scarti di gomma dai fondali del lago d’Iseo è pronto. Il presidente dell’Autorità di bacino, Alessio Rinaldi, ha presentato all’assemblea dei sindaci il piano per la rimozione e la bonifica del materiale, redatto dalla Società Thetis Costruzioni Srl.

Sono trascorsi 5 anni dal rinvenimento, da parte dei carabinieri subacquei, a circa 30 metri di profondità, al largo di Tavernola, di un accumulo di scarti di fabbricazione di guarnizioni e materiali plastici risalenti agli anni ’70, precedentemente segnalato anche da associazioni di sub dilettanti.

Le analisi hanno stabilito che i sedimenti presenti sul cumulo di rifiuti e nelle vicinanze risultano contaminati da elementi in traccia quali zinco, rame, nichel, piombo, manganese e bario, presenti anche nei rifiuti, e da microplastiche probabilmente generate dai rifiuti stessi. Ma soprattutto, sussiste il rischio di rilascio di sostanze tossiche oltre che di microplastiche, con probabili effetti di tossicità su diversi organismi acquatici.

Per questo è necessario attuare specifiche misure di gestione, per le quali serviranno almeno 3 milioni e 300 mila euro. L’Autorità di bacino ha scelto la relazione eseguita da Thetis Costruzioni Srl di Bondeno, in provincia di Ferrara, che propone di combinare due interventi: in una prima fase di consiglia si far scendere tra i 10 e i 50 metri di profondità alcuni operatori tecnici subacquei (Ots), che si occuperanno di prelevare manualmente i rifiuti in gomma da smaltire, inserirli all’interno di contenitori stagni che poi verranno chiusi e riportati a bordo di pontoni e chiatte galleggianti.

Durante la seconda fase, invece, gli Ots saranno affiancati da una sorbona (una apposita pompa per il dragaggio, utilizzata anche nell’archeologia subacquea, che funziona per mezzo di una depressione creata artificialmente con dell’aria all’interno di una tubazione) con la quale potranno prelevare il materiale più fine – si legge nella relazione -. In questa seconda fase i rifiuti prodotti saranno prevalentemente liquidi e saranno trattati sul posto o inviati a un impianto di trattamento idoneo.

Lo studio ha perciò certificato la possibilità di rimuovere il materiale, ma ora sarà necessario reperire le ingenti risorse per dare il via all’iter procedurale.

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